Amiamo tutti avere sotto controllo ogni cosa, sapere cosa accadrà, come, dove e quando. Questa sicurezza ci fa stare tranquilli, perché non vogliamo imprevisti, perché gli imprevisti sono spesso un problema. Straordinario – come esempio – anche il bisogno di sapere che tempo farà (anni fa non ci interessava affatto, a meno che non andassimo per funghi e comunque i dati che avevamo a disposizione erano le famose previsioni del tempo del Colonnello Bernacca).
Oggi ci troviamo a consultare più volte il meteo sul cellulare per sapere se sta per piovere. Basterebbe alzare gli occhi al cielo e percepire l’umidità dell’aria. L’ansia del meteo è un fenomeno da analizzare.
Diagnosi: ricerca di sicurezza metereologica.
Ma ci sono altre cose che vogliamo sapere: per esempio, se la persona (con cui magari abbiamo una relazione) è on line, guardando l’ultimo post che ha pubblicato. Questo ci consente di fare tutta una serie di congetture; se poi attendiamo un messaggio da questa persona è un dramma: perché è on line ma non ci ha messaggiato? perché non l’ha ancora fatto? Cosa starà combinando? Con chi sarà? Cosa ci nasconde?
Diagnosi: ricerca di sicurezza emotiva.
C’è chi usa l’applicazione che localizza le persone amate e consente di seguire passo a passo dove sono, compreso se si fermano a bere un caffè o se hanno cambiato strada tornando dal lavoro. E quindi allarme rosso: Perché avrà cambiato strada? Perché si sarà fermata 5 minuti? Perché non ha chiamato avvisando?
Diagnosi: ricerca di sicurezza affettiva e “google map dipendenza”.
Ma abbiamo bisogno anche di altre sicurezze: per esempio sapere come stiamo in salute. Per essere sicuri di non essere malati facciamo periodicamente delle analisi del sangue o altri tipi di checkup e finché non abbiamo i risultati siamo in apprensione. Abbiamo bisogno che qualcuno ci dica che va tutto bene e che non si riscontrano malattie. Diagnosi: ricerca di sicurezza anatomo-fisiologica.
Beata ingenuità.
Interessante l’esperienza di una signora, mia amica, che dopo la mammografia all’interno del classico programma di prevenzione, pone una domanda al medico: “Dottore, sono felice che l’esito sia negativo, ma cosa mi garantisce che potrebbe insorgere un tumore domani stesso e che probabilmente lo scoprirei solo con la prossima mammografia?”.
Il dottore risponde candidamente: “Signora… ma è normale… si tratta del classico tumore da intervallo!”.
Non possiamo farci niente, può capitare.
Tumore da intervallo? Cosa significa?
Allora, di che sicurezza stiamo parlando?
Rincorriamo continue conferme per essere sicuri, per non restare sospesi nell’incertezza, perché abbiamo paura di soffrire. Abbiamo molta paura. Non vogliamo affrontare la scomoda verità che nessuno può garantirci alcunché: né la salute, né la sicurezza economica, né quella affettiva; nessuno può garantirci che la nostra vita non subisca improvvisi e imprevedibili cambiamenti (stranamente quasi mai si pensa a imprevisti e cambiamenti al positivo).
Continuare a ricercare false sicurezze, crea un circolo vizioso che porta solo a ulteriore debolezza e a ulteriore paura a 360 °. Basterà un’ombra nel buio a farci sobbalzare.
Dobbiamo abituarci alla verità: non c’è alcuna certezza, almeno non le certezze cui vogliono farci credere.
Non è possibile mantenere tutto sotto controllo, la continua ricerca di conferme richiede una marea di energia e si scatena una vera emorragia emotiva quando al contrario qualcosa va fuori assetto.
Perché non siamo preparati a reggere la tensione? Perché ci hanno insegnato che è possibile stare tranquilli solo se ci adattiamo al sistema in cui siamo inseriti e se rispettiamo le regole del gioco, che ci vuole un gregge…mansueto e ossequioso.
Se siamo bravi, studiamo, lavoriamo, formiamo una famiglia, se siamo solerti fruitori di beni di consumo, allora siamo persone rispettabili e piacciamo al sistema, che ci protegge (in teoria).
Nulla di negativo ci accadrà: beh a parte qualche piccolo dettaglio; per esempio, consumando quanto offerto copiosamente dal mercato avremo qualche “piccolo” problema di salute.
Cibo, bevande, fumo e farmaci, stress, utilizzo di apparecchi elettronici, possono determinare “qualche” problemino fisico; anche i veleni di vario tipo presenti nell’aria, nell’acqua, nel cibo, possono creare problemi vari, ma si sa… basta qualche farmaco (offerto da quel mercato che tali problemi li crea) e si tampona tutto.
Che problema c’è? Farmaci contro la pressione alta, contro il mal di stomaco, il mal di testa, dolori articolari, problemi intestinali, urinari, impotenza, sterilità, obesità, diabete, candida, problemi metabolici, allergie e intolleranze, ecc.
Si, è vero, stanno aumentando ma… ma basta una pillola e si va avanti benissimo. Solo dettagli.
Queste fantastiche pillole ci fanno sentire sicuri che ci stiamo curando. Siamo bravi. Siamo attenti. Abbiamo tutto sotto controllo.
Guardando la nostra società abbiamo assimilato come normali una serie di disservizi e mancanze sociali che minano alla base la nostra dignità di esseri umani.
E’ normale?
Non è normale per nulla!
Le sicurezze cui siamo stati condizionati non esistono e, soprattutto, non sono sicurezze.
Dobbiamo riappropriarci del principio di determinazione, per cui ciò che accade nella nostra vita è solo perché lo vogliamo e… lo vogliamo fortemente.
Non lasciamo che altri ci dicano cosa è giusto o sbagliato. Scegliamo!
Non lasciamo che altri decidano cosa dobbiamo mangiare o bere, come curarci, come relazionarci con gli altri. Dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre scelte anche a costo di sbagliare.
La continua ricerca della sicurezza per evitare l’errore, che nasce sempre dalla paura di soffrire, porta a una condizione di passività e ci rende simili ad amebe: ridiamo perché tutti ridono, piangiamo perché tutti piangono, ci indigniamo perché tutti si indignano, critichiamo perché tutti criticano..
Ma che vita è?
Davvero vogliamo rinunciare a noi stessi?
Davvero vogliamo rinunciare a vivere?
A sbagliare? A cadere e a rialzarci?
La sofferenza si sperimenta comunque nel sistema e fuori dal sistema, tanto vale sceglierci la vita che vogliamo.
Facciamo si che la nostra vita sia autentica e nasca dal coraggio di scegliere a partire da ciò che abbiamo compreso e realizzato.
Senza bisogno di false sicurezze.
Bella, questa frase della Bhagavad gita:
“Meglio il proprio dharma, quantunque imperfettamente adempiuto, che il dharma degli altri, anche se perfettamente compiuto”.
Riguardo a Il concetto di determinazione..mi chiedo spesso quanto tempo ancora vorranno dormire e mi torna in mente una frase di Andrea sentita Alla conferenza”Evadere dalla gabbia”e’ certo molto piu’ facile dormire,disse.Vero,senza sforzo non possiamo ottenere nulla,ma oltre a quello indispensabile essere determinati.Grazie Carissima Antonella 🌹