“Naturalmente, questi semplici esercizi non possono consentire, nell’immediato, la percezione nitida di ciò di cui parliamo, ma potete rifarli diverse volte, in momenti differenti. Perché lo “spazio”? Noi siamo abituati a considerarci materia densa. Corpi che si muovono. Emozioni e pensieri. Tutti e tre – corpo, emozioni e pensiero – riempiono uno spazio, interno ed esterno. Ma, questo spazio che viene riempito, cosa è? Qual è la sua natura?
Noi ci consideriamo in base ai pensieri e alle emozioni. Eppure, questi si muovono entro qualcosa, sorgono da qualcosa, originano da una causa. Da cosa? Non siamo abituati a considerarci PURA COSCIENZA. A dire il vero, quasi nessuno sa cosa sia ciò che chiamiamo coscienza. Cosa ci rende vivi? Cosa ci contraddistingue? Cos’è la vita stessa?
La natura della COSCIENZA non è forma, né contenuto di una forma. Nella meditazione, dobbiamo diventare consapevoli d’esser pura coscienza. Non forma, che è momentanea. Non pensieri, che sono effetto di qualcos’altro. Non emozioni di superficie, che sono principalmente fluttuazioni della personalità.
L’intelligenza risiede nella coscienza. La sensibilità emotiva risiede nella coscienza. Queste cose non sono i pensieri e le emozioni cui siamo abituati. Intelligenza e sensibilità sono altro. Sono il respiro di una coscienza di cui nessuno ci ha mai parlato: NOI STESSI”.
Queste parole provengono dall’ultimo capitolo del libro “La meditazione profonda”, di prossima uscita. I riferimenti iniziali agli esercizi – nel contesto poco comprensibili – alludono a tecniche esposte sul nuovo testo, che essendo un e-book (libro elettronico scaricabile on line) conterrà anche video e audio esplicativi.
Non possiamo affrontare le sfide che la vita può riservarci se siamo sempre e solo identificati nelle emozioni superficiali e in quella serie di pensieri che per lo più sono mutuati dal “pensiero di massa”. Scoprire la natura della COSCIENZA non è qualcosa di esclusivamente spirituale o filosofico, perché proprio lì risiedono la forza, la lucidità e la sensibilità per far fronte alla vita.
In questo assurdo e devastante periodo ci sono stati casi di suicidio di imprenditori che vedevano il fallimento di tutta la loro vita a causa di una forzata inattività, dalla quale ritenevano di non potersi più riprendere.
Solo questo vale una vita?
La VITA?
A cosa siamo stati ridotti, a causa di un pensiero massificato che ha dimenticato la realtà, concentrandosi solo su un’esistenza sempre meno ricca di emozioni positive e di pensieri edificanti?
Preoccupazioni, timori del presente e del futuro, sospetti e incapacità di sorridere, stanno prendendo corpo in una realtà sociale che non era comunque molto rosea già da prima.
I condizionamenti sociali non vengono solo da gruppi di potere che si muovono per i loro interessi. Provengono anche dall’ignoranza, dagli istinti animaleschi, mascherati con abiti civili ma sempre vivi sotto l’abito della modernità.
Va ricercato un centro stabile in sé stessi.
Essere instabili e privi di centratura nel proprio interiore può andar bene in momenti di benessere sociale e di tranquillità (per i più fortunati) ma, nei periodi di guerra o di calamità di qualsiasi genere, la natura individuale emerge nella giungla della vita e rivela quanta umanità esista davvero in ognuno.
Che pessimo esempio stanno vedendo quei giovani e giovanissimi ai quali – con prosopopea e grandi parole – si rivolgono spesso molti politici ed educatori, presentandoli come promessa per un futuro migliore. Sarebbe meglio che invece di aspettare i ragazzi e le ragazze per un futuro migliore, si cercasse di cambiare il presente a partire da sé stessi.