Il mondo della ricerca scientifica
Questo post è la naturale conseguenza di riflessioni scaturite in seguito alla visione di una conferenza tenuta da un noto evoluzionista italiano, Telmo Pievani, mostrataci durante il recente Seminario di SPHERA a Lugano.
Si tratta di riflessioni non arbitrarie, perché seppur oggi mi occupo di tutt’altro, ho trascorso quasi una decade della mia vita nel mondo della ricerca di base in ambito universitario, conseguendo prima una laurea in biologia molecolare e successivamente un PhD in biologia cellulare. In quegli anni ho avuto modo di specializzarmi nell’ormai ben noto mondo degli RNA (usati per i vaccini SARS-Cov-2) e di familiarizzare con una tecnica, giustamente definita rivoluzionaria nella conferenza, nota come CRISPR-Cas9, tecnica che da pochi anni aveva fatto il suo ingresso nel mondo della ricerca e che ha valso nel 2020 il premio Nobel a due donne, Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier.
Mi permetto di esporre alcune considerazioni su questo tema proprio alla luce della mia conoscenza e diretta esperienza in questo mondo, un mondo che ho amato e con cui mi sono spesso scontrato, un mondo composto da uomini dai più svariati livelli di consapevolezza individuale, che svolgono ricerche di vario livello ed importanza, alcune con possibili dirette ricadute sulla vita di tutti noi.
Per chi non avesse avuto modo di seguire il Seminario di Aprile di SPHERA, la conferenza verteva essenzialmente sulla scoperta da parte delle due ricercatrici di un meccanismo di difesa (denominato per l’appunto CRISPR-Cas9) naturalmente presente nei batteri per contrastare l’attacco di specifici virus (chiamati batteriofagi), divenuto successivamente uno dei principali strumenti utilizzati nell’ambito della biologia molecolare per introdurre modificazioni nel genoma di qualsiasi organismo grazie alla sua semplicità, versatilità, efficacia e basso costo.
Correggere il genoma di un organismo
Immaginate di aver appena finito di scrivere un libro e di accorgervi nel rileggerlo che una parola presente in una pagina specifica è sbagliata. Ai tempi antecedenti a CRISPR-Cas9 non esistevano bianchetti per correggere l’errore. L’unica soluzione era quella di strappare l’intera pagina, riscriverla e attaccarla per mezzo di un adesivo. Questo, a grandi linee, era quello che si faceva quando si volevano introdurre modificazioni nel genoma di un organismo per fini di studio: un metodo abbastanza efficace ma laborioso, dispendioso e piuttosto lungo.
Con l’arrivo di CRISPR-Cas9, invece, si è reso possibile cancellare con un semplice pennino la parola errata o addirittura una singola lettera in maniera precisa, economica e veloce. In un mondo dove il tempo è davvero denaro, ciò ha rappresentato una vera rivoluzione.
Telmo Pievani approfondisce l’argomento ponendo l’attenzione sui possibili benefici e problemi etici che potrebbero presentarsi dall’utilizzo di una tale strumentazione: dalla possibilità di correggere mutazioni alla base di terribili malattie infantili, alla possibilità di decidere il colore di capelli e occhi di vostro figlio; dalla possibilità di rendere inoffensiva la zanzara portatrice del Plasmodium della malaria alla possibilità di creare virus geneticamente modificati potenzialmente letali per l’uomo. Queste e molte altre tecnologie sono attualmente disponibili al mondo scientifico, strumenti potentissimi che, come visto, rappresentano nella maggior parte dei casi scoperte di meccanismi già presenti in natura, poi adattati per scopi di ricerca o per fini terapeutici.
Siamo pronti a usare queste metodologie?
Ma siamo davvero pronti a usare tali metodologie? L’essere umano medio che partecipa attivamente nel mondo scientifico moderno è sempre in grado di discernere cosa sia o non sia lecito fare? E’ sempre in grado di porsi un limite etico? E’ in grado di essere super partes rispetto ad interessi di tipo personale ed economico? Se dovessi rispondere basandomi sulla mia esperienza personale, risponderei di no!
La ricerca, non importa in quale campo – e dovrà sempre essere sostenuta – per la sua importanza nell’investigare la realtà in cui viviamo e per le potenziali ripercussioni positive che essa ha modo d’offrire al genere umano.
Tuttavia, nel tempo, si sono instaurate delle dinamiche di tipo prettamente economico che hanno inevitabilmente snaturato quel puro e genuino senso di ricerca, quel senso di stupore e meraviglia nello scoprire le ingegnose modalità di funzionamento di quel mondo incredibile che è la cellula (per fare un esempio).
L’ambiente scientifico è immune da interessi personali?
Per chi avesse una visione del mondo scientifico come immune dalle dinamiche umane osservabili nella nostra vita quotidiana, temo si dovrebbe ricredere. Come per ogni lavoro, anche in quello scientifico i valori etici, il grado di consapevolezza e l’integrità individuale, si ripercuotono direttamente sulla qualità con cui l’indagine scientifica viene condotta. E posso garantire che, in un mondo dove la pubblicazione di articoli scientifici con cadenza regolare, su riviste ad alto impatto scientifico, rappresenta una necessità d’importanza vitale per ottenere i fondi necessari a sostegno della ricerca stessa, l’osservazione di comportamenti discutibili da parte dei ricercatori non è un evento raro.
Competitività. Questa è a mio avviso la vera responsabile di alcune devianze osservabili nel mondo della ricerca. Avendo lavorato al suo interno, sono divenuto consapevole della pressione esercitata sui ricercatori per accumulare nel più breve tempo possibile i dati necessari a realizzare la stesura di un articolo da pubblicare.
Non sono rari i casi in cui ricercatori dello stesso gruppo di ricerca siano messi a lavorare in maniera indipendente sul medesimo progetto, al fine di massimizzare la probabilità che si arrivi a scoperte rilevanti nel più breve tempo possibile, portando gli stessi ricercatori a non collaborare tra loro, o addirittura a sabotare gli esperimenti dei colleghi. Il tutto, per aggiudicarsi il primo nome sull’articolo pubblicato e quindi la possibilità di ottenere in un futuro non lontano una posizione di prestigio.
Se a livello accademico, ambiente ben lontano dagli interessi finanziari di grandi case farmaceutiche, studenti alle loro prime esperienza di ricerca si sentono pressati al punto tale da falsificare dati per poter arrivare alla stesura di una tesina, quali comportamenti ci possiamo attendere da persone appartenenti ai colossi del mondo della ricerca (quotati in borsa) in cui la tempistica della scoperta vale milioni di dollari?
Se tra giovani colleghi di lavoro si è giudicati ed apprezzati in base a quanti articoli si è riusciti a pubblicare e in base alla prestigiosità della rivista sulla quale si è pubblicato, cosa pensare della rivalità presente ai più alti piani del mondo scientifico? Come può un sistema siffatto garantire trasparenza e sicurezza, rispetto a ciò che è pubblicato e messo in commercio? Come può la qualità di una ricerca mantenersi elevata, se pressioni di tipo economico o l’ambizione personale finiscono per prevalere?
Il margine di sicurezza nelle predizioni scientifiche
Telmo Pievani, nella sua esposizione, pone l’accento su un altro elemento di fondamentale importanza: l’impossibilità attuale della scienza di predire con un sufficiente margine di sicurezza quali conseguenze si possano generare in seguito all’intervento mirato su un elemento cosi meravigliosamente complesso quale il genoma di un organismo. Seppur in quegli anni io non fossi particolarmente interessato a temi di natura spirituale, lo studio della biologia mi aveva profondamente convinto dell’esistenza di un qualche tipo d’Intelligenza al di sopra di tutto e per quanto i professori cercassero di indirizzarci verso una visione puramente materialista della realtà, non ho mai potuto credere che una tale meraviglia (la cellula e il suo contenuto) potesse essere frutto del caso.
Ciò che si manipolava nei laboratori, anche se rappresentava una singola cellula, era cosa viva, vibrante e dotata di un’ intelligenza potenzialmente infinita nel rispondere e adattarsi alle modifiche da noi apportate. Purtroppo, in campo medico e scientifico, per ovvie ragioni di complessità e di rapporto beneficio/prezzo da pagare, si ha la tendenza ad analizzare gli effetti di ciò che si manipola solo su una porzione da noi ritenuta arbitrariamente sufficientemente grande e… mai sulla sua totalità.
E se da un lato la ricerca di laboratorio ha proprio lo scopo di valutare e analizzare in maniera sicura e controllata possibili reazioni inattese, l’applicazione di tali interventi su grande scala, come la modificazione del genoma di un organismo, dovrebbe essere a mio avviso presa con estrema serietà, umiltà e rispetto, per il nostro corpo e per l’ambiente in cui viviamo.
Questi sistemi si basano su delicate e complesse interazioni e la fastidiosa tendenza di una certa mentalità scientifica e razionale a pensare di saperne più di madre natura potrebbe generare conseguenze drammatiche per la nostra salute e per quella del pianeta in cui viviamo.
Chi sa realmente quale impatto potrebbe avere eradicare una malattia quale la malaria sull’ecosistema in cui si trova? Quali contromisure la Natura potrebbe mettere in moto per riempire quel vuoto da noi creato? Non dovrebbe l’uomo considerare anche le possibili conseguenze sul contesto in cui opera, piuttosto che focalizzarsi esclusivamente sui potenziali vantaggi da lui ottenibili a breve e medio termine?
Anche un po’ di ottimismo!
Mi rendo conto che il taglio dato a questo articolo è poco ottimista. La visione del video sopramenzionato ha però riportato a galla esperienze vissute in prima persona, che mi hanno fatto scontrare con una realtà poco conosciuta prima di frequentare personalmente questo mondo e che di certo hanno contribuito nel tempo a creare una visione meno patinata e una maggiore consapevolezza delle meccaniche umane orbitanti attorno al mondo scientifico, per nulla esente dalle naturali tendenze al profitto personale ed economico.
Concludendo con una nota più positiva, la situazione sanitaria che ha recentemente interessato l’intero globo terrestre ha condotto molte persone ad avere una concezione di maggiore diffidenza del mondo scientifico, in parte anche dovuto alla presenza mediatica di personaggi dalla dubbia competenza. Come detto, la mia esperienza ha di certo confermato che esistono mele marce anche in un mondo in cui l’oggettività e la ricerca del vero dovrebbero essere messo al primo posto. Ma ciò non rappresenta la totalità del mondo scientifico, fortunatamente.
Ci tengo a dire che la scienza rappresenta uno strumento unico e affascinante, un mezzo capace di condurre il genere umano verso un reale progresso nel migliorare alcuni aspetti della sua vita individuale e sociale e che all’interno del mondo accademico esistono persone che oltre ad essere grandi scienziati si sono rivelati essere anche grandi uomini.
Ritengo inoltre che, al pari dello sviluppo tecnologico, il mondo biotecnologico stia avanzando in maniera esponenziale (è di qualche giorno fa la notizia del completamento del sequenziamento del DNA umano).
E’ quindi di fondamentale importanza che ognuno di noi, come giustamente afferma Telmo Pievani, si trovi preparato a tale progresso, che inevitabilmente avrà in futuro ricadute dirette sulle scelte che ognuno di noi dovrà prendere in futuro, al fine di tutelare noi e chi ci sta attorno da possibili interessi che nulla hanno a che fare con la nostra salute e sicurezza.
Come per ogni aspetto della vita è importante non giungere a conclusioni legate all’emotività del momento e cercare di avere una visione più ampia possibile del fenomeno che si sta analizzando, senza cadere in pericolosi estremismi nel condannare o seguire ciecamente un certo fenomeno o disciplina.
Nessuno dovrebbe precludersi la possibilità di acquisire una conoscenza il più possibile vicina al vero assumendo sempre un atteggiamento critico ma allo stesso tempo oggettivo ed aperto per acquisire maggiore consapevolezza rispetto a temi di estrema attualità e d’impatto sociale.
Per chi non l’avesse visto o volesse rivederlo, questo è il link per la conferenza di Telmo Pievani: Come modificare il DNA?