Più passano gli anni e più mi rendo conto di quanto sia importante affinare lo strumento dell’osservazione. Osservando con sempre maggior stupore comprendo cose nuove, noto dettagli che mi erano sfuggiti in passato e realizzo quanto siano importanti le piccole cose che sfuggono a una superficiale osservazione per comporre il grande puzzle della Vita.
Non posso far altro che aggiungere che più il tempo scorre, più osservo con attenzione la Meraviglia che ci circonda e più mi rendo consapevole di quante cose ancora ci siano da scoprire… e questo mi riempie di entusiasmo e curiosità.
Niente di nuovo, non ho scoperto l’acqua calda; semplicemente si tratta di realizzare appieno la mia ignoranza. Il mio non sapere a 360° mi da una spinta incredibile per voler conoscere sempre più e cercare esperienze, letture e incontri che accrescano la mia conoscenza e consapevolezza.
Qualche giorno fa, ero in macchina con Nerea, la mia piccola terza figlia, e parlavo con lei di questo momento storico e di un libro bellissimo di nome Ishmael, scritto da Daniel Quinn (che fa un’analisi interessante dando spunti di riflessione degni di nota e che consiglio vivamente di leggere a chiunque). Così mi accorgo che sto approfondendo con lei un concetto un po’ complesso e quindi cerco di semplificarlo. Trovando una metafora, trattandosi di una bimba di undici anni (molto sveglia, ma sempre bimba) le faccio l’esempio di un’orchestra sinfonica.
Tutti noi sappiamo abbastanza bene che cosa sia un’orchestra sinfonica? Giusto? Ecco: immaginiamo di trovarci di fronte a un’orchestra composta da oltre cento elementi: fiati, archi, percussioni, voci, ecc. Ogni strumento ha la sua partitura da suonare, le sue pause, le scale e le pentatoniche articolate che si mescolano le une alle altre per creare quella magia di intrecci armonici che accarezzano l’Anima. Nulla si sovrappone casualmente! Nessun strumento prevale sull’altro, tutti danzano armoniosamente per un unico intento, un’unica Divina Armonia come ci dipingeva meravigliosamente Ezio Bosso.
Non tutti siamo musicisti o abbiamo l’orecchio fine, ma credo che quasi chiunque potrebbe, non dico comprendere fino in fondo, ma apprezzare ciò che si muove con un’orchestra. Credo che chiunque, anche il meno esperto tra gli ascoltatori, possa notare se ad un certo punto un violino è fuori tonalità. Magari per un po’ non ci si fa caso, ma poi comincia a sentirsi. Non può non sentirsi, soprattutto se a questo violino, ogni tanto vengono assegnate delle partiture da solista.
Improvvisamente prevale solo lui e l’orecchio non può fare a meno di ascoltarlo come un disturbo, una stonatura. Ovviamente con mia figlia sono stato molto più semplice, diretto e ironico.
Il punto è che se noi riportiamo questa metafora alla Vita sul pianeta Terra, non ci impiegheremo molto a capire chi è lo strumento scordato, stonato. Ogni cosa su questo pianeta è regolata da tanti piccoli e invisibili equilibri di interconnessioni tra più soggetti o realtà parallele. Posso fare pochi esempi banali che noi tutti conosciamo: gli alberi da frutta fioriscono, le api e tutti gli insetti impollinatori vagano di fiore in fiore cibandosene, (a noi sembra apparentemente che facciano solo quello), intanto portano i pollini in giro che feconderanno i fiori che diventeranno frutti; i frutti che arriveranno a compimento (anche questa trasformazione è carica di dettagli alchemici che non sempre vanno a buon fine) nutriranno gli uccelli e gli insetti, dando vita a tutta un’altra serie di connessioni: se gli insetti non mangiano e gli uccelli non mangiano gli insetti e la frutta, o migrano, o muoiono; in entrambi i casi alterano l’ecosistema.
Gli altri frutti sono raccolti e mangiati dal contadino e dalle persone a lui vicine o trasformati in marmellata per l’inverno. Nel frattempo, l’ape ha riempito le sue scorte di miele per l’alveare e per l’apicultore. La frutta più brutta cade a terra nutrendo tutta una serie di altre creature che sono utili per diversi micro-equilibri nel suolo e nel sottosuolo, i quali gioveranno all’albero, alla terra e al contadino; ma, soprattutto, alla natura stessa.
Se il sottosuolo è ricco e fertile si sviluppano lombrichi e altri insetti che sono il cibo preferito per i cinghiali e i tassi, e la terra brulica di piccoli roditori che sono il cibo preferito dei serpenti che a loro volta nutrono i rapaci e così via all’infinito.
E voi direte: grazie per la puntata di Super Quark, e quindi? Lo so che a noi viene difficile notare quanta Vita e Armonia ci sia in tutto questo! Del resto, siamo noi lo strumento “scordato” dell’orchestra. Scordato perché la nostra tonalità non è più in equilibrio con il resto; scordato, perché ci siamo anche dimenticati le nostre radici o forse quale sia il nostro ruolo in questa Meraviglia che ci circonda.
Basterebbe poco: riaccordarsi con le note della Vita! Affinare uno strumento non è una cosa così complessa, ma ci vuole sensibilità. E’ proprio quella che abbiamo perduto nei secoli. La sensibilità che ci faceva commuovere per le cose belle e lottare per le cose giuste. La sensibilità che genera Semplicità.
Sapete cosa penso? Penso che essendo noi in disarmonia con la Sinfonia della Vita, abbiamo generato una cultura della Morte. Non che la Morte sia da temere, fuggire o ripudiare, anzi! Credo che sia semplicemente da conoscere. La Morte, intesa come l’altra faccia della medaglia della Vita, avrebbe solo bisogno di conoscenza. Non di timore, di fuga, di terrore. Le persone sagge dicono che sia solo un passaggio da una dimensione a un altra. Dicono che la Vita sia Eterna. Ma poi finiscono in croce o deificati, e resi irraggiungibili da coloro che hanno fatto di tutto per farci sentire piccoli e insignificanti.
Parliamo della cultura della morte che abbiamo generato. Essendoci distaccati dalla Madre Terra, avendo cominciato a violentarla e usarla come se fosse un oggetto da cui trarre profitto, anziché una Creatura Meravigliosa da proteggere e accudire, non abbiamo fatto altro che coltivare una società che porta morte e oscurità ovunque.
Lo sapete quante razze di animali e piante si sono estinte negli ultimi decenni? Troppe. Avete idea che per avere sulla nostra tavola un kilogrammo di carne bovina si alterano molti equilibri? La pesca sta distruggendo i mari e i fondali! L’allevamento e l’agricoltura intensiva stanno inquinando a sproposito le falde acquifere, i boschi e noi stessi. Per non parlare della vita orribile che facciamo vivere a quelle povere bestie negli allevamenti.
Quanti pesticidi spruzziamo? La Val di Non è una delle valli più inquinate d’Italia. Per le mele del Trentino si fanno circa 40 trattamenti di fitofarmaci di varia natura ad ogni stagione e non biologici. E quindi cosa succede? Che le api stanno morendo. Muoiono a milioni ogni anno per tutti i veleni che noi spruzziamo. Sono disorientate e non tornano a casa.
E quindi, tutte quelle meravigliose connessioni che prima citavo, saltano. Saltano per le nostre mele nei supermercati. Le mele, le pere, i pomodori fuori stagione; la parmigiana a Natale; le zucchine ripiene a capodanno; e così via. Eppure, sono convinto che ci sia la soluzione. Bisogna trovare il diapason e riaccordare il nostro strumento con tutto il resto. Altrimenti, come dice Daniel Quinn in Ishmael: andremo inevitabilmente verso l’estinzione.
C’è chi vuole farci credere che non esiste via di scampo; “loro” sono pessimisti, direi anche negativisti. Non riescono a vedere il bello nella Vita, per questo preferiscono la morte. Ma noi no! Noi lo stiamo subendo e stiamo partecipando a un gioco malato che potremmo fermare. Stiamo continuando a perpetrare la morte attorno a noi: la morte della Spiritualità autentica in cambio di un surrogato preconfezionato da qualcun altro, che non ha fatto altro che allontanarci dal Dio vivente in tutti questi anni; la morte della natura in cambio di una in-civiltà tecnologica pilotata da un gruppo di persone senza scrupoli per le quali siamo solo profitto, numeri, carne da macello, schiavi da sfruttare; la morte della cultura soppiantata da uno sterile indottrinamento omogeneizzante che tende ad appiattire qualsiasi attitudine personale nel nome del progresso e del profitto; la morte della conoscenza sostituita da una visione che sminuzza tutto in parti sempre più piccole, convinta che la divisione e la specializzazione sia l’unica via per comprendere le cose, non considerando l’unità dalla quale proveniamo e di cui siamo parte. La morte della saggezza, qualità che si coltivava con l’esperienza, la calma e l’osservazione, creando l’unione tra cuore e cervello, percezioni e pensieri, riflessione prima del movimento. Un movimento che in una società come la nostra, sempre di fretta, non ha quasi più ragion d’essere.
Lascio a voi la fantasia di trovare tutte le altre sfumature poco edificanti della nostra società. Siamo sinceri: per quanto io sia una persona estremamente positiva, non posso fare a meno di notare quanti danni stiamo generando con il nostro stile di vita. Non c’è bisogno che li elenchi uno ad uno. E credo che il tutto avvenga perché siamo scordati, fuori tonalità. Come facciamo a riaccordarci con la Vita? Bella domanda… vorreste avere la risposta, vero?
Io non ho una risposta ma ho cominciato, ormai più di 25 anni fa, a chiedermi: sono veramente felice in quello che faccio? Ho solamente relazioni di qualità? Di che genere sono le mie relazioni? Il cibo che mangio è salutare per me e per il pianeta, o potrei fare di meglio? I miei pensieri sono puliti o spendo troppo tempo a giudicare me stesso e gli altri?
Se scoprissi di morire tra un anno, orienterei la mia vita per fare ciò che veramente Amo? Sto coltivando un sano cammino spirituale o vivo in modo superficiale e mediocre accontentandomi troppo facilmente?
Le domande da porsi sono infinite e le risposte misteriose. Ciò di cui sono sicuro è che non possiamo credere di cambiare la società senza cambiar noi stessi. Ghandi diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel pianeta”. Non possiamo pensare che i gestori del potere sociale vogliano riaccordare l’umanità con le leggi della Vita; hanno fatto di tutto nella storia per dimostrarci che molti e spesso remano nella direzione opposta.
Ci hanno fermati con la paura. Se ci fermassimo noi per tre o quattro mesi, spegnendo i telefoni, le televisioni, non comprando più niente se non il cibo: boicottando tutto per pochi mesi, il castello di carta crollerebbe in un istante. Siamo noi il potere e noi glielo stiamo concedendo. Ci stanno sempre più dividendo, perchè sanno, ne sono pienamente consapevoli, che se ci uniamo per loro è finita! Le api sono meravigliose: ogni famiglia, composta da migliaia di unità (10/20’000 in inverno fino alle 90’000 in Estate e piena attività) si sente un unico essere vivente, un unico organismo vivente. Abbiamo molti esempi in Natura che ci possono mostrare come riaccordarci.
Quindi, il cambiamento siamo noi. Siamo noi che abbiamo il potere di direzionare le nostre energie verso la meraviglia piuttosto che la distruzione. Non è semplice, ma neanche impossibile. Qualcuno diceva: “Un lungo viaggio comincia con un passo”.