Gli ultimi avvenimenti di politica (se così possiamo chiamarla) mondiale, spingono a riflessioni sul significato di “società”. Quanta influenza hanno le persone comuni sulle scelte politiche dei loro governi? Si tende a considerarsi estranei alle scelte prese dall’alto, particolarmente quando si parla di politica estera, ma è davvero così?
Se i figli sono in gran parte il risultato della famiglia in cui sono nati, allora i politici che dirigono le nostre sorti (in qualsiasi nazione) sono il risultato della società che li ha prodotti e, di conseguenza, sono figli di tutti noi.
Una società – e nel suo complesso la società umana – non cambia principalmente attraverso le leggi, perché queste sono espressione della consapevolezza globale di un popolo (da cui non può sottrarsi nemmeno chi governa un paese). Il cambiamento avviene solo attraverso la volontà individuale di produrlo. Quando cento persone sono cambiate, ne influenzano diecimila; e quando diecimila persone sono cambiate, ne influenzano un milione.
Cambiare davvero, significa trasformare dall’interno le animalesche logiche di brutalità che governano le vite di tutti, anche di coloro che si ritengono rispettabili cittadini e poi – condizione più che normale – non sanno mantenere uno “status” di vera armonia in famiglia, con i vicini di casa e nemmeno con sé stessi.
Le guerre che infiammano il pianeta da sempre non sono il risultato di qualcosa di esterno a noi stessi. Nessuno può instillare violenza e disinteresse nel cuore di chi vive con amorevolezza e non violenza. Può accadere quando non abbiamo interesse per il mondo esterno e per chi ci vive accanto, vittime dei nostri piccoli, continui – e spesso infantili – bisogni psicologici. Solo in questo caso possiamo essere influenzati, condizionati e spinti ad accettare l’inaccettabile.
In televisione si sente continuamente affermare che dobbiamo cambiare questo mondo, soprattutto per i bambini che nascono in una società malata. Splendido! Più triste, però, è osservare come, chi usa questo linguaggio, sia pronto a sbranare chi gli siede accanto, se quest’ultimo la pensa in modo diverso su come cambiare le logiche politiche, economiche e sociali della nostra società.
Aspettare che i cambiamenti provengano dall’esterno è ingenuo, pericoloso e, oggi come oggi, profondamente egoistico. I bisogni – piccoli, grandi e inutili – che attanagliano la vita di tutti, con gli egoismi e il disinteresse imperante, rappresentano la più vasta fonte di debolezza e sofferenza. Siamo stati condizionati a vivere di desideri inutili, fino a dimenticare quegli aspetti umani che soli possono restituire bellezza e calore alla vita.
Il potere economico e politico è un potere illusorio. Il vero potere nasce dal superamento delle debolezze che ci impediscono di amare ed essere amati. Si sviluppa dalla volontà – dignità – di voler riconquistare sé stessi, sviluppando una nuova consapevolezza del significato di essere veri uomini e vere donne.
Anche i migliori intendimenti sono destinati a fallire se non cambiamo dall’interno, acquisendo un reale potere personale, che significa governo della mente, delle emozioni e superamento dell’istinto all’egoismo e alla sopraffazione.
Tutto il resto – lo vediamo bene nel mondo della politica – è solo propaganda, e umana debolezza.