La favola di Cappuccetto rosso insegna ai bambini l’importanza di restare nella vita su un sentiero sicuro e conosciuto.
A ben pensare, però, cappuccetto rosso viene aggredita dal lupo proprio in una zona sicura, la casa della nonna. Il lupo era nel letto della nonna, proprio al posto della nonna. Direi che questo è… imbarazzante.
A quanto pare… il rischio nella vita resta. Allora potremmo rivalutare l’idea di una libertà di sperimentazione, rompendo i condizionamenti ricevuti fin da piccoli (perché in effetti la sofferenza la incontriamo comunque anche se “facciamo i bravi”), per muoverci con cautela sullo sconnesso terreno di una realtà che non è mai bianca o nera, ma quasi sempre grigia e poco comprensibile.
Si potrebbe pensare a una favola nuova: Cappuccetto rosso 2.0.
Questa nuova Cappuccetto rosso evade dal bosco usando Google Maps, grazie al quale vede chiaramente che lo spazio noto – la foresta – è solo un punto verde di una mappa molto vasta e variegata. Attorno al bosco ci sono molte aree da esplorare. Inoltre, scopre che ogni luogo ha una precisa corrispondenza con longitudine e latitudine. Quindi, può sapere sempre dove si trova (l’unico rischio effettivo sono i luoghi senza campo di ricezione).
Cappuccetto scopre che può viaggiare senza perdersi e che sono in molti a farlo. Così, si trova fuori dal bosco in pochissimo tempo; ma, fuori dal “pericoloso” bosco, il lupo cattivo si rivela essere un dilettante rispetto ad altri lupi che circolano liberi ovunque, sbranando qua e là tutto ciò che capita loro a tiro. Scopre inoltre che altri dubbi personaggi lavorano alacremente per creare nuovi boschi, labirinti di condizionamenti in cui far perdere altri Cappuccetti inesperti.
È così che la nostra eroina finalmente si sveglia e capisce che non basta avere Google Maps per sentirsi libera; non basta viaggiare e uscire dalle strade conosciute; non è sufficiente ribellarsi alle regole, ma serve qualcos’altro che Google non può dare e neppure un Social Network. Qualcosa che richiede molto tempo per essere appreso.
Quando hai capito che hai il diritto di essere libera (libero) e hai a disposizione il mondo intero per sperimentare la vita, devi considerare che occorre crescere in consapevolezza, presenza e attenzione. Perché a più libertà corrisponde più responsabilità. Più libertà significa compiere più scelte. Se vai da casa tua alla casa della nonna… la strada è semplice e – più o meno protetta – dagli incontri sgradevoli. Ma se scegli di evadere dalla meccanica, ti ritrovi su un terreno nuovo, con nuove leggi, nuove sfide e… nulla è prevedibile.
Hai solo una cosa certa: te stesso. Corpo, Mente ed Emozioni. Una macchina perfetta, di cui devi conoscere a fondo le leggi. Perché se non conosci bene come guidare la macchina, gli incidenti di percorso diventano inevitabili. L’ideale sarebbe avere accanto qualcuno con più esperienza nella guida, che ti insegni tutti i segreti della tua perfetta macchina.
Sul dove andare… quella che è un’altra storia…
Quando hai imparato a governare il corpo, le emozioni e i pensieri, dove vuoi dirigerti? Quale è la meta della tua vita? Per comprendere la direzione verso cui condurre la tua vita, devi affidarti alla sensazione che provi nel cuore e percepire i Valori che risuonano in te. Qualcosa di antico, di cui non comprendi bene la provenienza.
E devi risalire quell’eco, inseguire quel profumo.
Spesso non si comprende dove esattamente andare, ma si sente dove esattamente non andare. Può essere che nel viaggio incontri qualcuno che la meta l’ha già raggiunta e torna per raccontarla e per accompagnare chi ha desiderio di raggiungerla.
Se lo incontri…riuscirai a riconoscerlo?
Ti servirà più intuizione che logica.
E poi, ti servirà comunque il coraggio di condividere una nuova avventura.
Ascoltare il proprio interno è un fenomeno “spirituale”; non concettuale o dettato da bisogni e necessità esterne, ma spirituale. La spiritualità è ciò che è affine allo spirito, a quella parte incorporea che è un elemento supersostanziale, invisibile, diverso da ciò che è materiale e tangibile. Nella nostra società, a mio avviso, molti problemi nascono dalla mancanza di consapevolezza della spiritualità nel nostro vivere.
Spiritualità non è sinonimo di religione o fede religiosa. La religione può essere descritta come credere in un Dio, o Dei, e solitamente si esprime in una serie di ritualità, oppure può essere descritta come un sistema specifico di credenza, associato ad un peculiare codice morale.
La spiritualità è invece un principio universale, trasversale, che ha valore proprio perché ci ricorda che non esiste solo il mondo fisico. Gli esseri umani non sono fatti di sola materia. La spiritualità testimonia che siamo immersi in un mondo supersostanziale del quale sappiamo poco o nulla, e questo mondo che sta “oltre” è in grado di influenzare la nostra vita, anche se ne siamo quasi interamente inconsapevoli.
Nel corso del tempo la spiritualità è stata associata al concetto di sacro, in antitesi con ciò che si definisce profano; ma io ritengo che oggi si siano infranti alcuni muri che separano ciò che è sacro da ciò che è profano. La società stessa esprime un concetto di miscellanea. In ognuno di noi è mescolato ciò che è Sacro e porta verso la Spiritualità, con ciò che è profano e ci mantiene nella vita di superficie. La realtà è che non esiste nulla di profano. La sacralità è data da come noi ci rivolgiamo alla vita; ai suoi aspetti spirituali e a quelli materiali.
Una sensibilità spirituale è la chiave di volta della nostra vita; è ciò che può dare colore al grigio dei nostri tempi. E poi, il grigio che vediamo, è realmente tale? Scomponendo questo colore scopriremmo che il grigio è un’immagine composita, formata da tasselli bianchi e neri che potremmo scomporre ulteriormente, per scoprire che nell’infinitamente piccolo scompaiono definitivamente i colori e ciò che chiamiamo “Realtà” è tutta un’altra cosa. Semplicemente luce e vibrazione.
Ciò che vediamo è illusorio e potremmo andare oltre le apparenze. Ogni persona può dirigersi verso qualcosa di spirituale o verso qualcosa di materiale. E questo è possibile perché ognuno di noi è parte di entrambi, in ogni istante. L’orientamento dipende dalla motivazione delle nostre azioni, dalla nostra consapevolezza, dalla nostra volontà.
Etica e spiritualità ci appartengono, non devono esserci insegnate. Le abbiamo dentro fin dalla nascita. Sono soffocate, nella maggioranza dei casi, ma una volta adulti dobbiamo fare spazio affinché riemergano. Etica non significa morale comune; talvolta queste cose coincidono, altre volte no.
L’etica è spesso sepolta sotto regole morali, condizionamenti e imposizioni. Si tratta di demolire i condizionamenti e lasciar affiorare la nostra parte supersostanziale, per vivere in modo sentitamente etico. Non si tratta di scegliere tra un’azione giusta o sbagliata, ma di sentire ciò che rappresenta un Valore Universale e ciò che non lo è.
Si può vivere godendo di tutto ciò che la sfera materiale può offrirci, mantenendo un comportamento profondo e un contatto con la sfera spirituale. Anche la ricerca della spiritualità ha le sue necessità. Prima di tutto: il tempo. Secondo: l’ascolto. Terzo: la sintonia. Quarto: il movimento.
Ogni giorno, dedicando il giusto tempo all’ascolto in silenzio della nostra parte più interna, sentiremo emergere una serie di nuove sensazioni ed emozioni, molto vicine a ciò che definiamo gioia. Percepiremo un mondo diverso racchiuso all’interno. Questa ricerca può essere definita meditativa.
Una volta percepito questo “sentire” potremo metterlo in sintonia con la nostra parte materiale, affinché si esprima attraverso i nostri gesti, le nostre parole e le nostre scelte.
Se fossimo pienamente consapevoli di essere materia e spirito, la vita sarebbe completamente diversa.
Molti dei problemi che osserviamo sono dovuti all’assenza di questa consapevolezza e anzi alla convinzione diffusa che siamo solo materia e che non esiste nulla oltre ciò che è tangibile.
Questa è la foresta più vasta e ricca di segreti, da esplorare in piena libertà. Il vero bosco in cui ogni Cappuccetto rosso dovrebbe addentrarsi, per scoprire tutto quello che non può essere trovato su quel ristretto sentiero che collega il villaggio alla casa della nonna.
Di Antonella Spotti