Cos’è un essere umano? Non chi sono io, tu, loro. Prima di essere individui specifici siamo esseri umani. Quindi… cos’è un essere umano?
Ci hanno insegnato che qualcosa, chiamato “dio”, ci ha creati. Ci hanno insegnato che non esiste alcun “dio” e che siamo il prodotto di un’evoluzione naturale compiutasi da un brodo primordiale. Oggi è di moda affermare che siamo invece il risultato di un’operazione di genetica prodotta da alieni scesi sul pianeta molto tempo fa.
Accettare passivamente una tesi qualsiasi non porta a nulla. Farlo significa spegnere la mente e lasciare che altri decidano per noi quale sia la natura della realtà. È molto pericoloso, perché la realtà produce i suoi effetti, a dispetto delle nostre personali idee.
Se non vogliamo essere alla mercé di altri, o del caso, dobbiamo sviluppare una mente indagatrice.
Indagare non è accettare. Indagare non è nemmeno rifiutare. Chi accetta o rifiuta è sempre nel pensiero comune, che ha bisogno di mettere le cose in ordine, per sentirsi meglio e al sicuro.
Allora… cosa siamo noi? Non “chi” siamo ma… “cosa” siamo? Il “chi” è un fatto personale. Il “chi” nasce da un percorso individuale. Il “cosa” riguarda tutti ed è molto importante. Ad esempio, una mucca allevata in batteria al solo scopo di essere mangiata da noi potrebbe chiedersi: “Cosa sono io? Sono cibo? Sono nata per essere cibo? Per vivere chiusa in un luogo puzzolente per qualche mese ed essere poi macellata? Oppure sono una specie vivente con il suo diritto di correre nei prati e brucare libera? Quale è la mia vera natura? Quello che sono costretta a vivere ogni giorno ha a che fare con la mia natura, con ciò che sono, con quello per cui esisto?”.
In modo analogo, immaginiamo che una razza aliena invada il nostro pianeta e ci utilizzi per esperimenti scientifici e come cibo, proprio come noi facciamo con gli animali. Con un volo di fantasia, ipotizziamo che questa situazione prosegua per mille anni. Diciamo che, attraverso droghe e medicinali vari, generazione dopo generazione, il nostro cervello è stato ridotto nelle sue funzioni. I nuovi nati verranno alla luce separati dai genitori e indirizzati da subito in aree che li condizioneranno a svolgere compiti specifici, o divenire alimenti per le classi aliene superiori.
Dopo mille anni, cosa percepirà di sé stessa questa nuova umanità? Il “chi sono” si ridurrà forse solo a questa risposta: io sono cibo, oppure uno schiavo, o un dirigente di schiavi (secondo il volere dei padroni). Il “chi sono” non definirà proprio nulla. Una specializzazione subìta nella schiavitù, non descrive la natura di un essere.
Per liberarsi dal giogo, l’umanità dovrà chiedersi: “cosa siamo?”. Il “cosa” e solo il “cosa”, potrà restituire la consapevolezza dell’umanità e forse, in seguito, anche la memoria di ciò che era e che potrebbe ritornare ad essere.
Nella nostra epoca non è molto diverso. Descriversi come un avvocato, un imprenditore, un operaio, un uomo o una donna, non definisce granché. Prima si deve capire – o intuire – cosa sia (o cosa dovrebbe essere) un vero essere umano. In seguito si potrà vivere il proprio lavoro e la propria posizione sociale coerentemente a ciò che riteniamo debba essere la natura umana. Dopo ancora, attraverso una nuova consapevolezza, potrà tornare la domanda “chi sono io?”, vale a dire: ho capito cosa dovrebbe essere un essere umano; ora voglio anche conoscere cosa mi rende un essere umano unico e quali sono le mie specifiche qualità.
Queste sono domande importanti. Cos’è un essere umano? È nato per soffocare nelle città? Per vivere incollato a un telefono? Per lavorare come uno schiavo, allo scopo di poter comprare qualcosa che gli dia un momento di sollievo dalla sua schiavitù? È nella sua natura esser riempito di regole? Essere indottrinato da piccolo sul significato della vita? Oppure esso esiste per capire, cercare, gioire, vivere e morire da creatura libera? Se comprendiamo che qualcosa non va, allora dobbiamo chiederci cosa e… perché.
Qualsiasi ricerca richiede ottimismo, disincanto, allegria e coraggio. Scoprire cose nuove è molto bello ma talvolta si possono fare scoperte inquietanti. Il timore della verità è alla base della debolezza che può renderci schiavi. A volte (spesso) le persone non vogliono conoscere la realtà riguardo a loro stesse o alla vita in generale. È uno dei motivi per cui è tanto difficile accettare le critiche altrui. Mettono a disagio, perché spingono a osservare qualcosa che preferiamo ignorare. L’ignoranza, però, ci espone a qualsiasi pericolo.
Se non conosciamo il funzionamento di una pistola, non dobbiamo giocarci… è meglio. Per quanto riguarda la vita, non possiamo scegliere se maneggiarla o no. Nasciamo. Accade. E quando nasciamo è come se avessimo in mano un’arma, con tanti altri che si guardano attorno, un po’ perplessi e con la stessa arma nelle mani.
Sarebbe meglio cercare di capirci qualcosa il più rapidamente possibile ma di solito non accade. Allora diciamo: meglio tardi che mai. Possiamo iniziare in qualsiasi momento. Anche ora.
Quante cose esistono di cui non sappiamo nulla e che ci influenzano potentemente? Molte! Esistono differenti campi energetici che vibrano attorno a noi. Esistono attorno al pianeta, nel sistema solare e oltre. La Terra non è materia inanime, ma un vasto organismo vivente. Dall’atomo al sistema solare, tutto vibra a frequenze differenti. Vi sono mondi e stati di coscienza ai quali è possibile accedere solo attraverso una vibrazione corrispondente. Qui, sulla materia, abbiamo porte, passaggi fisici e veicoli che ci permettono di viaggiare, attraversare mari ed entrare nelle abitazioni, ma… c’è altro. Molto altro.
Le chiavi d’accesso per questo “altro” non sono mappe o porte, ma stati di coscienza, frequenze vibratorie, sentimenti depurati dal conflitto e dalla negatività che ci attornia. Questo “altro” ha proprio a che fare con “cosa siamo”, con la nostra reale natura.