Ci sono due frasi che ultimamente ho sentito spesso ripetere su numerose emittenti europee e americane. Sono frasi che a molti sembreranno forse evidenti, ma non lo sono per nulla; anzi, a un’analisi attenta, esprimono delle assurdità, travestite da verità. Ecco le due frasi in questione:
(1) i nuovi vaccini sono sicuri;
(2) dobbiamo fidarci degli scienziati.
Cominciamo con l’analisi della prima. È falsa non (solo) perché i nuovi vaccini a RNA messaggero non sono stati testati sufficientemente a lungo e/o in modo sufficientemente approfondito (non ci sono tra l’altro ancora pubblicazioni a loro riguardo, ma solo comunicati stampa e documenti informativi rilasciati dalle stesse case farmaceutiche ai fini dell’approvazione).
La frase è falsa perché nessun vaccino che è mai stato progettato, se efficace, può essere ritenuto sicuro. In altre parole, i vaccini, come tutti i farmaci, sono sempre e comunque pericolosi, che siano stati testati per decenni o solo per poche settimane.
Il punto rilevante che è necessario determinare è: quanto sono pericolosi? È solo rispondendo a questa domanda, in piena conoscenza di causa, che possiamo decidere in modo responsabile se assumere o meno un vaccino (e più generalmente un farmaco). Se si parte invece dall’assunto, errato, che un vaccino sia qualcosa di sicuro (o che un qualsivoglia farmaco sia qualcosa di sicuro), ecco che diventa semplicemente impossibile operare una scelta misurata.
Ma continuiamo a ragionare assieme. Un vaccino è certamente una soluzione a un problema. Solitamente ci dimentichiamo che le soluzioni, proprio perché efficaci, portano sempre con sé dei rischi, quando vengono agite. I vaccini, e i farmaci in generale, sono pericolosi proprio perché sono soluzioni reali (quanto a sapere se si tratta delle migliori soluzioni possibili, questo è un altro discorso, che richiederebbe ben altri spazi di discussione).
Questi rischi vanno sempre messi a confronto con i rischi inerenti alla scelta di non assumere un vaccino (o un farmaco), in un dato momento. In particolare, nella fattispecie di questa pandemia, il pericolo (la probabilità) di venire contagiati e in seguito sviluppare delle complicazioni.
Cerchiamo quindi di non lasciarci inebetire da frasi improbabili. I vaccini non sono sicuri, ma questo non significa che farsi vaccinare non possa essere una scelta corretta, in un determinato contesto, per una determinata persona. Il punto è che quando ci dicono che i nuovi vaccini sono sicuri, con questo “trucco linguistico” ciò che omettono di dirci è per quale ragione si ritiene sia più vantaggioso accettare oggi il rischio di un vaccino sperimentale, anziché il rischio di non vaccinarsi.
E qui arrivano i nodi al pettine. Perché poter stimare in modo corretto i rischi che si corrono contraendo il Sars-Cov-2 è ovviamente un compito assai arduo. Non si tratta solo di considerare se riusciamo a superare la malattia, nell’eventualità che essa si presenti, ma anche quali possibili danni residui questa sia in grado di causare al nostro organismo. E, ovviamente, la stima del pericolo varierà a seconda dell’età, dello stile di vita, della genetica, ecc. (il pericolo non è mai uniformemente distribuito nella popolazione).
Ora, sicuramente si sa ancora molto poco di questa malattia. Se non altro però, è ormai un anno che la stiamo osservando attentamente. Che dire invece dei nuovi vaccini a RNA messaggero? Da quanto tempo ne stiamo osservando gli effetti avversi? Solo da pochissimi mesi, e la situazione non è limpidissima…
Quanti sono andati a leggere, ad esempio, le sezioni “Rischi conosciuti” e “Rischi sconosciuti/lacune, nei dati” del “FDA Briefing Document” di Moderna? A proposito dei rischi conosciuti, cito testualmente dal summenzionato documento (la traduzione è mia):
“Il vaccino ha provocato un aumento di reazioni avverse locali e sistemiche rispetto a quelle del gruppo di riferimento placebo, di solito della durata di pochi giorni. Le reazioni avverse più comuni osservate sono state dolore al sito di iniezione (91,6%), affaticamento (68,5%), mal di testa (63,0%), dolore muscolare (59,6%), dolore articolare (44,8%) e brividi (43,4%).
Le reazioni avverse caratterizzate come reattogenicità sono state generalmente da lievi a moderate; Dallo 0,2% al 9,7% di questi eventi sono stati riportati come gravi, con le reazioni avverse gravi che erano più frequenti dopo la seconda dose rispetto a dopo la prima dose, e generalmente meno frequenti negli anziani (65 anni di età) rispetto ai partecipanti più giovani.
Tra gli eventi avversi osservati c’è anche la linfoadenopatia, che si è verificata molto più frequentemente nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo, ed è plausibilmente correlata alla vaccinazione. Il numero di partecipanti che hanno segnalato eventi avversi correlati all’ipersensibilità era numericamente più alto nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo (258 eventi in 233 partecipanti [1,5%] vs 185 eventi in 166 partecipanti [1,1%]).
Non si sono verificate reazioni anafilattiche o di ipersensibilità grave in stretta relazione temporale con il vaccino. Gli eventi avversi gravi, sebbene non comuni (1,0% in entrambi i gruppi di trattamento), rappresentano eventi medici che si verificano nella popolazione generale con una frequenza simile a quella osservata nello studio. Dei 7 eventi avversi gravi nel gruppo mRNA-1273 che sono stati considerati collegati dallo sperimentatore, la FDA ha considerato 3 come collegati: nausea e vomito non trattabili (n=1), gonfiore del viso (n=2).
Per gli eventi avversi gravi di artrite reumatoide, edema/dispnea periferico da sforzo e disfunzione autonomica, non può essere esclusa una possibilità di contributo vaccinale.
In caso di linfoma alle cellule B, è più probabile un’eziologia alternativa. Un evento avverso grave (EAG) di paralisi di Bell si è verificata in una persona vaccinata, per la quale non è possibile concludere a una relazione causale con la vaccinazione per il momento.”
Nella sezione relativa ai rischi sconosciuti e alle lacune nei dati, si legge invece:
“Al momento non ci sono dati sufficienti per trarre conclusioni sulla sicurezza del vaccino in sottopopolazioni come i bambini di età inferiore a 18 anni, le persone in gravidanza e in allattamento e le persone immunocompromesse. […] A seguito dell’autorizzazione del vaccino, l’uso in un gran numero di individui potrà rivelare eventi avversi aggiuntivi, potenzialmente meno frequenti e/o più gravi, non rilevati al momento nel follow-up della popolazione di circa 30’000 persone che hanno partecipato allo studio. La sorveglianza di sicurezza attiva e passiva continuerà durante il periodo successivo all’autorizzazione per rilevare nuovi eventi di sicurezza.
Sebbene il database di sicurezza abbia rivelato una differenza dei casi di paralisi di Bell (3 nel gruppo dei vaccinati e 1 nel gruppo placebo), la relazione causale è meno certa perché il numero di casi era piccolo e non più frequente di quanto previsto nella popolazione generale. Maggiori informazioni potranno essere ottenute tramite un rilevamento di questi eventi con un uso più diffuso del vaccino. I dati disponibili non indicano un rischio di potenziamento della malattia indotto dal vaccino e, al contrario, suggeriscono un’efficacia contro la malattia grave, entro il periodo di follow-up finora osservato.
Tuttavia, il rischio di potenziamento della malattia a causa del vaccino nel tempo, potenzialmente associato a un declino dell’immunità, rimane sconosciuto e dovrà essere valutato ulteriormente negli studi clinici in corso e negli studi osservazionali che potrebbero essere condotti dopo l’autorizzazione e/o la licenza”.
Bene, ora che, mi auguro, avete letto tutto questo, vi sarà forse più chiaro il fatto che nemmeno questo nuovo vaccino, che si fonda su un nuovo tipo di tecnologia, mai sperimentato fino ad oggi negli esseri umani, possa essere considerato sicuro. Ma come ho già spiegato, non è questo il problema. Nulla di ciò che è efficace è mai totalmente sicuro. Il problema è che al momento è molto difficile (se non impossibile) valutare se sia meno rischioso per una persona vaccinarsi rispetto al non vaccinarsi.
Apro qui una breve parentesi. Dal mio punto di vista, nessun paese dovrebbe mai rendere le vaccinazioni obbligatorie (la Svizzera è un esempio virtuoso di paese che non lo fa). Non tutti concordano con questo. Ma tutti dovrebbero essere concordi nel ritenere che nessuno dovrebbe mai essere obbligato a partecipare a una sperimentazione clinica. Perché chi assumerà questo vaccino, è proprio questo quello che farà: parteciperà a una grande sperimentazione senza però firmare un contratto specifico e senza ricevere un compenso.
È naturalmente giusto che chi lo desidera possa vaccinarsi, ma il mio suggerimento è di faro in piena conoscenza di causa, non semplicemente perché qualcuno inibisce la vostra capacità di riflettere pronunciando ad nauseam la frase ingannatrice che “i nuovi vaccini sono sicuri”.
Apro una seconda parentesi. Si vuole somministrare questo nuovo vaccino prioritariamente (oltre che alle persone anziane) a tutte le persone che lavorano in ambito di cura: medici, infermieri e assistenti sanitari. È davvero saggio farlo? E se ci fosse un effetto collaterale grave sulla media distanza, oggi non ancora osservato? Possiamo davvero correre il rischio di mettere k.o. l’intera popolazione medico-infermieristica di un paese? Dove è finita la prudenza?
Ma veniamo brevemente alla seconda frase summenzionata, quella che dice che “dobbiamo fidarci degli scienziati”. Chi scrive questo articolo è una persona attiva in ambito scientifico, e posso serenamente affermare che una tale ingiunzione è del tutto assurda. La scienza funziona (quando le si permette di funzionare) solo perché al suo interno vige un meccanismo di sfiducia generalizzata nei confronti di chi la pratica. Altrimenti, perché mai esisterebbero le famose riviste con comitato di lettura, di cui tanto si parla, se semplicemente fosse possibile “fidarsi degli scienziati”?
No, non ha senso fidarsi degli scienziati, perché sono esseri umani come tutti gli altri, con i loro pregi e i loro difetti e, soprattutto, i loro conflitti di interesse. Possiamo però fidarci dell’impresa scientifica in senso lato, quando questa è protetta dalle distorsioni promosse dai grandi interessi economici e, soprattutto, quando le viene lasciato il tempo di funzionare correttamente. E, come è noto, i tempi della scienza sono solitamente lunghi.
Nel frattempo, è bene ricordare che sul territorio esistono medici che non hanno mai smesso di prendere a carico e curare i loro pazienti, sin dai primi sintomi, con protocolli spesso osteggiati dalle “autorità” medico-sanitarie. E ascoltando le testimonianze di molti di questi medici, che continuano a operare in “arte, scienza e coscienza”, è interessante osservare che i decessi tra i loro pazienti sembrano essere pressoché inesistenti.
Concludo questo mio spunto di riflessione con una frase che purtroppo non si sente mai pronunciare dalle grandi emittenti e testate giornalistiche:
“È sicuramente possibile curarsi efficacemente da questa malattia, se solo lo si fa in modo tempestivo”. E mi permetto di aggiungere: “…soprattutto se ci si preoccupa sin da subito del proprio stato di salute, anziché all’ultimo momento, quando è spesso troppo tardi.”