I pensieri che uccidono

Tratto dal canale Telegram di Inner Innovation Project:
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Se volessimo analizzare il punto debole del nostro mondo, potremmo affermare senza timore che esso è il “pensiero”. O meglio, l’incapacità di gestire i pensieri in modo ordinato, con il conseguente risultato di sviluppare un mondo emotivo altrettanto disordinato. Il secondo aspetto è quello della conflittualità. La maggior parte dei pensieri sono conflittuali. Ne consegue che gran parte delle emozioni assumono il colore della rabbia, della paura, dell’agitazione e della preoccupazione a oltranza.

Esistono motivazioni valide per questo? Forse perché la situazione attuale è preoccupante? A queste domande possiamo rispondere con un’altra: è davvero mai esistito un momento, sul pianeta, in cui la situazione di vita non fosse preoccupante? Chi crea il mondo che abbiamo attorno, se non noi stessi? Ognuno di noi?

Qualunque sia il mondo in cui ci troviamo, quali siano le circostanze, siamo qui. La domanda importante è questa: come vogliamo starci? Vogliamo che qualsiasi avvenimento, notizia, influenza esterna, dirigano la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre emozioni? Perché se è così, in questo caso noi dove siamo? Esistiamo davvero, o siamo solo il riflesso delle circostanze esterne?

Ad ogni evento esterno si genera una reazione. Non parliamo ora di Meditazione, ma voliamo più bassi (per modo di dire). Quando un avvenimento qualsiasi produce reazioni conflittuali (paura, rabbia, sgomento, confusione), come prima cosa dobbiamo riequilibrare tali sensazioni, evitando che nella mente si generi un proliferare caotico di pensieri che le aumentino.
Non importa come, se attraverso il respiro, attraverso la meditazione, ballando o camminando, leggendo o guardando un film. Non è il caso di andare tanto per il sottile. Finché mente ed emozioni sono nella disarmonia, non possiamo fare o dire nulla di intelligente.

Se si capisce questo, si comprende che esistono solo due posizioni possibili: o siamo specchi passivi che riflettono il mondo circostante, oppure diventiamo un punto fermo capace di stabilità in qualsiasi circostanza, per noi stessi e per gli altri. Per fare questo dobbiamo imparare a sentirci, percepirci, ESSERE, a prescindere dal mondo esterno e dagli avvenimenti. Solo in questo modo esisterà davvero QUALCUNO che può entrare in rapporto con il mondo e con gli avvenimenti. In caso contrario, siamo solo specchi che riflettono tutto ciò che li colpisce.

Capire questo non è facile e realizzarlo nemmeno. Colpa dell’identificazione nell’opinione che abbiamo di noi stessi, sia essa positiva o negativa. Troppa importanza al pensiero. Troppa poca importanza al pensiero ordinato.
Chi sono io, quando nessuno mi guarda?
Per favore, ponetevi questa domanda. Chi siamo, quando non siamo in relazione con nulla e nessuno? Osservate e vedrete che anche nella solitudine siete in rapporto con le creazioni della vostra mente. Provate allora a distogliervi da queste creazioni e percepirvi senza di esse. Chi sono io? Non è una domanda alla quale fornire risposta. La risposta è nella domanda.

Occorre smettere di riflettere in modo passivo tutto quello che proviene dall’esterno, dandogli poi vita propria attraverso il pensiero disordinato. Questa è Meditazione. Stare nel mondo senza essere vittime del mondo, significa realizzare la vera Libertà. Non è qualcosa da capire, è qualcosa da FARE, accettando le cadute senza giudizi e conflitti.

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