Quando affermiamo di vivere in un mondo virtuale sosteniamo un fatto che non è simbolico o psicologico, ma concreto e reale. Virtuale non significa finto, posticcio, inesistente. Non si tratta di un’immensa creazione olografica prodotta da alieni e non significa che ci troviamo all’interno di un computer. Virtuale è ciò che appare in un modo, essendo tutt’altro. La materia che osserviamo, ciò che sperimentiamo attraverso i sensi e tutto quello che vediamo attorno a noi, è la decodificazione cerebrale di una realtà che, nella sua sostanza, è del tutto diversa. Questo accade anche a livello psicologico ed emozionale. Abbiamo creato idee, convinzioni e regole di vita, che derivano da qualcosa di fondamentalmente falsato.
Se i pesci di un acquario depongono uova dalle quali nasceranno nuovi pesciolini, questi ultimi conosceranno sempre e solo i vetri dell’acquario. Ora, immaginandoli dotati di un’intelligenza simile alla nostra, potranno creare teorie sulla vita, basate sull’unica cosa che conoscono.
Se introduciamo nell’acquario un pesce pescato dal mare, per quanto quest’ultimo cerchi di spiegare il suo luogo di provenienza, non sarà mai compreso. Ogni spiegazione sarà tradotta e decodificata – dai nati nell’acquario – attraverso i loro schemi mentali, perché dell’oceano, della sua immensità e della varietà di vite che esso ospita, non sanno proprio nulla.
Questo è il grande impedimento.
Quando noi affermiamo: “La meditazione deve manifestarsi in assenza di sforzo, perché lo sforzo è conflitto”, chi ascolta, senza rendersene conto, normalmente traduce la frase in questo modo: “Caspita è proprio vero… devo assolutamente cessare ogni conflitto”; e così, paradossalmente, si sforza di non sforzarsi. È ovvio che questo non può portare ad una condizione naturale.
Non possiamo usare gli schemi del “sistema” per uscire dalla “matrix del sistema”. È necessario comprendere questo. Il vecchio deve morire affinché si manifesti il nuovo.
Per questo, in molte tradizioni, si parla di “non attaccamento”. Questo è stato spesso identificato in un distacco dalla materia e dai sensi ma non è così; non significa questo. Vuol dire: NON ESSERE PIU’ ATTACCATI AGLI SCHEMI DELLA MENTE.
Questi schemi non scompaiono improvvisamente. Non serve lottare. Si deve prendere dolcemente e progressivamente le distanze dalle abitudini che abbiamo assimilato dal sistema che ci circonda. L’abitudine al giudizio, al conflitto, alla paura, al separatismo, al materialismo estremo. Tutte queste cose sono rinforzate dal sistema, allo scopo di renderci succubi, deboli e impauriti.
Non si può “servire due padroni”.
Non possiamo accettare tutti gli schemi limitanti del sistema e poi sperare di toccare, scoprire e gustare la nostra natura extra-sistemica. L’attaccamento alle regole della schiavitù sono la più grande barriera. Per questo esistono persone che praticano discipline spirituali ma, sostanzialmente, rimangono uguali a tutte le altre, nei loro schemi aggressivi, nelle paure e nei pregiudizi.
La Meditazione è il più potente passaggio alla verità, per l’uscita dalla matrix virtuale. Però, troppe persone leggono la Meditazione attraverso le regole del sistema. Per questo, non sapranno mai di cosa si tratta veramente. La prima domanda da porsi – e non va sottovalutata – è questa: VOGLIO DAVVERO LIBERARMI?
La risposta non è scontata.