Quando pensiamo al Tempo, commettiamo l’errore di ritenere che ‘passi’, quando invece, a un’analisi più attenta, è più corretto affermare che siamo noi a muoverci ‘nel tempo’.
Così come un camminamento non cammina, ma permette ai viaggiatori di camminare, il tempo non passa, ma permette alla realtà di passare, di evolvere, di cambiare.
Ma com’è fatto il camminamento temporale su cui viaggiamo? È come quella freccia che noi fisici tracciamo alla lavagna? Sembrerebbe proprio di sì. Fino a prova del contrario, il tempo è un camminamento ‘a senso unico’, che permette di viaggiare ‘solo in avanti’, senza possibilità di retromarcia.
Non dobbiamo però confondere i fenomeni temporali, che avvengono ‘nel tempo’, con il tempo in quanto tale. Un sistema può ritrovare uno stato in cui si trovava nel suo passato. Quando questo avviene, l’impressione è che sia tornato indietro nel tempo. Ma non sarebbe corretto dirlo, perché non possiamo attribuire al tempo le proprietà di ciò che avviene nel tempo.
Il tempo non è ciclico, sono i fenomeni che osserviamo che possono presentarsi ciclicamente.
Quando un sistema è molto semplice, è facile che ripercorra più volte gli stessi stati, e quando ciò accade, la cosa non ci sorprende. Pensiamo alle lancette di un orologio, che a intervalli di dodici ore riassumono esattamente la stessa configurazione.
Le cose cambiano però quando un sistema diventa molto complesso: le dinamiche che lo governano sono allora irreversibili e non riassume più nel tempo la stessa configurazione, lo stesso stato.
Pensate al secondo principio della termodinamica, o alla decoerenza quantistica.
Eppure, a volte accade che, in barba all’irreversibilità, anche un sistema molto complesso riassuma uno stato in cui si trovava in passato, magari non del tutto identico, ma comunque in grado di esprimere le stesse potenzialità.
Ora, noi coscienze in evoluzione, siamo un esempio perfetto di sistema molto complesso. Ecco perché quando qualcosa del nostro passato torna a ripresentarsi, come possibilità, veniamo colti da stupore e incredulità. È come osservare un bicchiere che si è frantumato a terra, di colpo ricomporsi, navigare contro la corrente gravitazionale e posarsi delicatamente sulla superficie del tavolo, affinché il suo contenuto possa essere nuovamente assaporato.
È come se il tempo invertisse provvisoriamente la sua freccia, ritornando sui suoi passi. Ma non è esattamente così. È il nostro “sistema-vita” che ripassa nelle vicinanze di uno stesso “luogo”, nello spazio dei suoi stati, aprendosi alla ri-sperimentazione di una possibilità.
Sto parlando di fenomeni di altissima improbabilità, di outlier, di eventi rari, molto distanti da ciò che abitualmente osserviamo. Ecco perché quando si presentano, catturano tutta la nostra attenzione. Ed è un bene che sia così, perché racchiudono un significato profondo – che tocca le corde intime del nostro Essere – e dispiegano un enorme potenziale evolutivo.
È l’Universo che ci dice: “Non ti ho dimenticata/o, desidero offrirti una seconda occasione, perché malgrado gli ostacoli, il tuo desiderio è rimasto acceso e sincero”.
L’effetto è sempre destabilizzante. Veniamo lanciati oltre la nostra zona comfort, e in quel momento può emergere la sensazione di non essere pronti, di non essere adeguati, perché è passato tanto tempo… perché ce ne siamo già fatti una ragione… perché ci siamo costruiti un nuovo equilibrio.
Possiamo a questo punto ritrarci, nel tentativo di proteggerci, oppure accogliere tutto ciò che ci viene donato, con fiducia, e abbandonarci completamente, accettando il rischio che questo comporta.
Quelle rarissime volte che nella mia vita ho ricevuto il dono inatteso di un evento di altissima improbabilità, è come se il tempo fosse tornato sui suoi passi, per riaprire una porta per me; una porta che ritenevo chiusa per sempre.
Ho sempre cercato di onorare quei doni, attraversando senza esitare quella porta, senza nulla calcolare, senza nulla ponderare, e ne è sempre valsa la pena.
L’augurio, per me e per chi mi legge, è di non esitare mai, quando l’Universo bussa alla nostra porta e ci sussurra: “Ehi, questa esperienza l’hai persa lungo il cammino, ma l’ho raccolta per te, la puoi vivere ancora, ma solo se tu lo vuoi”.