C’è un periodo dell’anno nel quale, ahimè, trovo fastidiosi scarafaggi in casa. Vivo in centro città e non in una catapecchia, ma in questo periodo non servono le trappole, gli spray, la candeggina passata in abbondanza ovunque. Gli scarafaggi sembrano mettersi d’accordo e all’inizio del primo caldo vengono in delegazione a salutarmi a casa.
È fastidioso. Qualcosa d’ingestibile per la mia mente di persona organizzata, precisa, che tende a prevedere i pericoli e a prendere precauzioni; è fastidioso che invadono casa mia. Eppure… loro vincono. Questi stupidi insettini ignorano i miei moniti, i miei veleni, e girano tranquillamente in casa, come e quando vogliono.
L’anno scorso ne ero terrorizzata e di sera, mentre provavo a rilassarmi dopo la giornata di lavoro, continuavo a spiare il pavimento e ogni macchia, ogni ombra, ogni disegno del parquet, mi faceva immaginare la presenza del “nemico” inquietante.
Quest’anno ho il medesimo problema, però mi sono accorta che in un certo senso mi sono già “abituata”. Continuo a provare ribrezzo, ma un po’ meno.
Continuo a scambiare ombre per animali, ma un po’ meno.
Ho riflettuto dunque su questo fatto, prendendolo come emblema del meccanismo delle nostre emozioni.
Sono tutte falsate!
Mi sono accorta che per ognuno di noi non importa ciò che è, ma importa ciò che immaginiamo, credendolo vero. Crediamo fermamente di vedere la realtà, invece troppo spesso siamo in balia di altre sensazioni che ci deviano da ciò che veramente è Reale.
Oppure ci adattiamo anche alle cose più brutte, a ciò che inizialmente ci da fastidio… finché il tutto diventa quasi “abituale”.
Non dovrebbe essere così.
Abbiamo davvero occhiali distorti, perciò una macchia sul pavimento, per la mia mente preoccupata è sicuramente il piccolo nemico da sconfiggere. E l’anno dopo, sì, è ancora il nemico, ma con meno enfasi e meno impressione. Ormai alzo le spalle e dico “è così, è lo scarafaggio”, e invece è semplicemente un’ ombra sul pavimento.
Ci si abitua, appunto, a vedere ciò che non è.
Penso allora a quanti abbagli prendiamo nella relazioni, nei rapporti, nelle telefonate private o di lavoro.
Siamo convinti che “lui ha detto così!” Ma davvero? L’ha detto o lo stiamo interpretando?
L’ha detto o stiamo pensando a ciò cui siamo abituati?
Dovremmo essere più coscienti di questo meccanismo. Ci permetterebbe di colorare la nostra vita in modo differente, e ci consentirebbe di non vedere pericoli e fastidi ovunque… vivendo meglio.
Il metodo per arrivare a tale “visione” oggettiva della nostra vita non è impossibile. Non è irraggiungibile.
Si tratta solo, in primis, di riconoscere che Tutto ciò che viviamo non è esattamente ciò che abbiamo davanti agli occhi, ma soprattutto una nostra interpretazione.
Abbiamo costruito un “io”, e crediamo che questo grumo di esperienze, visioni e concetti sia la Verità.
Ecco, non è così. È quello ciò che mi porta a vedere lo scarafaggio, invece della macchia sul pavimento.
La vera parte di me è quella che sta scrivendo, che mette in dubbio sé stessa e ciò che pensa di vedere.
Dobbiamo tirare fuori questa parte, annegata dentro ciò cui siamo ormai abituati.
Dobbiamo pensare ogni giorno a utilizzare questo modo nuovo di vedere le cose che conosciamo, e di capire veramente se quelle stesse cose sono reali e ci creano benessere o disagio, oppure se ce lo stiamo immaginando, in un inganno che si moltiplica come in un gioco di specchi.
Così, abituati a ciò che siamo, a ciò che crediamo di vedere, udire, conoscere, scopriremmo invece qualcosa di sorprendente. Abbiamo la verità davanti agli occhi, ma non ci permettiamo di vederla, assonnati e abituati come siamo a travisare.
Spero che ciascuno possa dannarsi di meno per qualunque cosa lo stia angosciando in questo momento e possa provare a riconoscere in ogni singola cosa che vede, o che fa, il senso del vero.
Basta iniziare a chiedersi su ogni cosa che tocchiamo, vediamo o viviamo “ma è veramente così, o forse lo sto immaginando-interpretando?”
Occorre poi una forma di disciplina, per vedere le cose sempre più nitide.
Lo yoga posturale è uno strumento fondamentale per prendere atto di ciò che sei, ma lo è soprattutto la meditazione, se ben insegnata e, soprattutto… se praticata.
I libri e le testimonianze di persone che hanno attinto al Vero e sanno trasmetterlo sono strumenti utili per riconoscere se ciò che stiamo vedendo davanti ai nostri occhi è vero… oppure è solo un riflesso di ciò che immaginiamo. E anche qualche esperienza della Vita, ci può mettere di fronte a una visione di ciò che prima non appariva nitido, ma che può diventarlo.
Perciò, io credo sia veramente utile non privarsi di queste possibilità e inserirle ogni giorno nella nostra vita.
Sarà l’unica cosa che ci porteremo dietro quando abbandoneremo questo pianeta.
Sarà l’unica cosa che ci permetterà di vivere meglio.
Sarà ciò che farà di noi persone nuove, più felici, più serene, e meno angosciate da qualsiasi cosa.
Vi auguro di poter introdurre oggi stesso nei vostri pensieri questo dubbio.
“È davvero così? Oppure sto interpretando, perché sono abituato a vedere le cose in questo modo?”.
Io, nel frattempo, continuo la mia lotta contro gli scarafaggi.
Quelli veri, e non presunti.