La capacità di vedere la bellezza attorno a noi è una grande forza per vivere ogni giorno sereni, e per dare serenità agli altri.
Attraverso lo sguardo noi cogliamo moltissime immagini in ogni istante. Colori, luci, forme, visioni d’insieme e dettagli. Ci soffermiamo poco a osservare, siamo sempre di corsa.
In genere ci interessa agire, arrivare allo scopo, giungere velocemente e possibilmente bene alla conclusione. Dobbiamo “fare”; invece, dovremmo prima di tutto “essere”.
Siamo travolti dall’agire, mentre potremmo imparare a mantenere la consapevolezza di noi stessi, assaporando ogni singolo passaggio, cogliendo la bellezza di ciò che stiamo vivendo.
L’azione stessa, se consapevole, è bellezza.
La bellezza è qualcosa che vibra nel nostro cuore; è un riconoscimento. È ritrovare qualcosa che ci fa sentire a casa, che muove al nostro interno un profondo senso di gratitudine per la vita.
Non è la bellezza condizionata dal nostro folle mondo fashion, ma è un’armonia particolare che risponde a vaste leggi, che regolano tutto ciò che chiamiamo vita.
Possiamo esser “rapiti” da una persona, dai suoi occhi, dal suo modo di fare, da un luogo, da una musica, da un’immagine; possiamo essere inebriati da un profumo o da un sapore. In quell’istante, o in quel periodo in cui ne siamo completamente pervasi, possiamo inspirare profondamente e nutrirci di quella bellezza.
E quando non siamo in compagnia della bellezza, apriamo i nostri sensi e cerchiamo meglio, perché essa è ovunque; sta solo a noi guardare e sintonizzarci.
È vero, ci vuole sensibilità per coglierla, non possiamo muoverci nella vita come elefanti in un negozio di cristalli. Dobbiamo saper stare fermi quando necessario, dobbiamo saperci elevare quando necessario.
Talvolta è difficile cogliere bellezza là dove c’è dolore e sofferenza e in quel caso è indispensabile avere maturato al proprio interno il “senso della vita”.
Qualcuno potrebbe obiettare che è difficile cogliere bellezza in un letto di ospedale; invece, molte persone possono testimoniare (e avendo lavorato per anni in ospedale sono una di quelle) che proprio nei momenti più delicati della propria vita, è possibile riscoprire per la prima volta la bellezza di cose semplicissime, normalmente date per scontate.
Esiste una grande bellezza nel gesto di aiuto o di conforto, nella comunione di piccole cose, nella condivisione.
C’è bellezza nel prendersi cura di qualcuno, o nell’accettare l’abbraccio e l’aiuto degli altri.
Dobbiamo diventare più delicati, scoprire la vastità del silenzio, dell’ascolto.
Dobbiamo tornare a sorprenderci e a stupirci della bellezza di un raggio di sole o del camminare in mezzo all’erba umida di rugiada, o nell’osservare la maestosità di un albero che in autunno lascia cadere le proprie foglie, senza vergognarsi dei suoi rami nudi. Se abbiamo perso questo contatto è bene recuperarlo.
Queste emozioni sono spesso calpestate, considerate astratte o una perdita di tempo, ma in realtà senza questa capacità di ascolto perdiamo il contatto con noi stessi e ci allontaniamo sempre di più dalla comprensione del senso della vita.
Spesso si parla della capacità di lasciare andare, di far scivolar via i pesi e le preoccupazioni inutili, ma è un concetto interpretato come un lavoro, uno sforzo, o qualcosa d’impossibile.
Molti pensano che “lasciare andare” sia in realtà un’ulteriore fatica. Si ha la sensazione di dover comunque scalare una montagna, già stanchi per la salita precedente. Questo pensiero, decisamente, non aiuta.
Proviamo a leggere il “lasciar andare” in modo speculare, perché questa capacità ci permette di cogliere la bellezza nei suoi aspetti meno sospettabili.
Proviamo frenarci nel voler dare il via a qualcosa di nuovo, e limitiamoci a smettere di fare qualcosa di vecchio: cessando così di trattenere e sedimentare.
Non parlo di lavori o impegni necessari, ma di modi d’essere, di stati d’animo, di abitudini.
Proviamo a lasciar scorrere: lasciando uscire ciò che frenavamo, per mille motivi.
Proviamo a dire più spesso quello che pensiamo e che proviamo, lasciando vedere le nostre delusioni, paure e sofferenze, le nostre emozioni e speranze. Apriamo i nostri cuori e le nostre menti a chi amiamo e a coloro in cui riponiamo la nostra fiducia.
Lasciamo andare i nostri ricordi amari che continuiamo a maledire e anche i ricordi belli che continuiamo a inseguire e a rimpiangere. In entrambi i casi perdiamo la cosa più importante: la nostra vita, l’adesso.
Se continuiamo a trattenere arriveremo a scoppiare.
Il nostro bicchiere si riempirà sino a straripare. Invece, nel nuovo spazio che si libera al nostro interno proveremo nuove esperienze e sensazioni.
Nuove emozioni. Dovremmo sentirci come un albero che lascia cadere le sue foglie. Non c’è sforzo.
Attraverso la carezza del vento o il peso delle gocce di pioggia, le foglie si staccano dai rami una ad una. Volteggiano leggere fino al suolo, dove si adagiano senza fare rumore. Finché l’albero non rimane completamente nudo.
La vita scorre, anche dove sembra esserci perdita. Molte delle cose che tratteniamo rappresentano per noi convinzioni, sicurezze e punti di riferimento.
Lasciar andare porta a sentirsi diversi, talvolta più esposti, più vulnerabili; ma possiamo accettare il cambiamento e imparare ad amarlo. Così come un albero, che cambia con il ritmo delle stagioni.
Cerchiamo la forza all’interno, traiamo energia dalla consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che è la vita.
È importante sentire dentro di noi la possibilità di rinascere ogni giorno, per percepire la Bellezza dentro e fuori di noi.
Ne abbiamo un gran bisogno e ne ha bisogno questo mondo, nel quale tutti si prodigano sempre per trasmettere solo ciò che di più triste e brutto sanno cogliere.