UN INIZIO DIFFICILE
Il primissimo impatto con l’aspetto fisico dello Yoga può essere tanto gradevole quanto difficile, soprattutto se iniziamo a praticarlo con una condizione fisica non proprio idonea. Ai primi tentativi si può avere l’impressione che il nostro corpo sia fatto di legno, più che di morbida carne. Questo fenomeno non accade, come si potrebbe immaginare, solo dopo una certa età; anzi, è assolutamente comune osservare analoghe difficoltà anche nei giovani e nei giovanissimi.
Insomma, una classica lezione a base di posizioni di Yoga, al primo approccio può risultare ostica. L’inizio è difficile. L’aspetto positivo risiede nel fatto che tutti, ma proprio tutti e a qualsiasi età, possono ottenere miglioramenti notevoli nel giro di qualche mese e, in alcuni casi, perseverare nello Yoga può favorire una vera e propria rinascita corporea.
Uno dei primi aspetti con i quali inizialmente ci si può scontrare è la scarsa plasticità muscolare e articolare. Ci si sente rigidi come bastoni e sembra impossibile poter eseguire alcune posizioni. Quando accade, non bisogna assolutamente scoraggiarsi.
Oltre ad un’alimentazione sbagliata e scarso allenamento fisico esistono altre cause che possono rendere il corpo rigido e poco flessibile, tra cui le tensioni emotive.
Sicuramente l’alimentazione è una causa importante. L’eccessivo uso di alimenti di derivazione animale influisce negativamente su articolazioni, legamenti e muscoli. Una prevalenza di frutta e verdura, rispetto a carni e formaggi, può modificare considerevolmente le condizioni fisiche, riducendo (o eliminando, secondo la serietà del cambiamento alimentare) i dolori fisici e contribuendo a rendere il corpo più elastico.
Punto di rigidità e anatomia corporea
Esiste però un altro fattore che irrigidisce il corpo e sebbene ritoccare la propria alimentazione sia estremamente utile, potrebbe in alcuni casi non essere sufficiente. Esso è la mente. La nostra mente, cioè l’insieme delle nostre convinzioni e il modo in cui ci portano ad affrontare la vita di tutti i giorni, può influire sul corpo fisico in modo considerevole. Mente ed emozioni, sebbene siano qualcosa di diverso, vanno intese in questo caso come una realtà unica, perché i pensieri influenzano le nostre emozioni e queste influenzano a loro volta il nostro modo di pensare, in un circolo continuo che può essere vizioso o virtuoso.
Cambiare il modo di guardare alla vita non è facile e non si tratta nemmeno di un argomento consono alla natura di questo capitolo. Quello su cui vogliamo portare l’attenzione è qualcosa di molto più semplice e pratico. Si tratta di conoscere il modo migliore per cambiare il corpo attraverso l’uso della mente.
Ordinariamente, in qualsivoglia genere di attività fisica, si tende a usare il corpo per condizionare il corpo stesso. In anni e anni d’insegnamento abbiamo sempre osservato che le persone – quando hanno difficoltà ad assumere una posizione di scioltezza – istintivamente, per riuscirci, forzano i movimenti.
Prendiamo ad esempio una posizione come quella mostrata nella foto sottostante (paschimottanasana), nella quale molto spesso – quando si cerca di distendere il busto sulle gambe – i muscoli posteriori delle medesime dolgono e sono rigidi. È una posizione in cui, tanto la schiena quanto le gambe, possono evidenziare irrigidimenti.
Quando si cerca di eseguire un Asana, nell’immediato due sono le cose importanti da osservare: il punto di rigidità e l’anatomia della posizione.Il punto di rigidità è la parte del corpo che oppone resistenza. Uno degli aspetti educativi del lato fisico dello Yoga corrisponde proprio nell’imparare ad ascoltare e conoscere il proprio corpo. È qualcosa a cui non siamo normalmente educati.
In questa posizione (ricordiamoci che è presa solo come esempio), quale area avvertiamo più resistente? La regione posteriore delle cosce o la parte bassa della schiena?
- Come prima cosa dobbiamo capire in quale area il corpo non risponde come vorremmo.
- Quando abbiamo messo a fuoco questo primo aspetto, possiamo portare l’attenzione sull’anatomia.
Facciamo un esempio: nella posizione che stiamo analizzando quasi tutti i principianti, nello spingere il busto in avanti e la fronte verso le ginocchia, si concentrano sulla parte alta del busto. Commettono questo errore perché, dato che si insegna a portare la testa alle ginocchia, risulta spontaneo identificare la parte alta come quella rilevante su cui porre l’attenzione.
Osservando l’anatomia del corpo umano, però, si può capire che la colonna vertebrale deve essere allungata e distesa a partire dal basso, dal suo collegamento al coccige. Possiamo immaginarla come un elastico che deve essere allungato iniziando dalla base. La posizione è più facilmente eseguibile se concentriamo l’attenzione alla base della colonna vertebrale e cerchiamo di fare aderire il ventre alle cosce, invece che sforzarci di portare il capo alle ginocchia.
Poco alla volta, con il passare del tempo e liberando le tensioni presenti nella fascia lombare, ci accorgeremo di una maggiore mobilità.
Come usare la mente nelle posizioni
Punto di rigidità e anatomia. Questo fa parte dell’osservazione del proprio corpo in ogni posizione. Ma arriviamo adesso all’aspetto più importante di questo capitolo: l’uso della mente. Come usare la mente nelle posizioni?
Il pensiero influenza il corpo e le emozioni sono in grado di produrre squilibri organici. Questo è ormai un fenomeno appurato. Vivere di tensioni e coltivare emozioni e pensieri negativi, può farci ammalare.
Per invertire questo processo, nella pratica dello Yoga dobbiamo assolutamente imparare a usare l’immaginazione mentale e una calma volontà. Invece di utilizzare la forza per assumere la posizione di cui sopra dobbiamo rilassarci, respirare lentamente e concentrarci sulle parti del corpo che sentiamo più rigide e dolenti (vale per tutti gli Asana).
Immaginiamo che i muscoli si allunghino e che le vertebre si allontanino dolcemente l’una dall’altra, allungando la colonna vertebrale. Visualizziamo, con gli occhi della mente, la posizione conclusiva, così come vorremmo che fosse.
La mente deve comandare il corpo, ma questo non può accadere in pochi minuti. Ogni volta che ripetiamo una posizione, nei giorni e nei mesi, dobbiamo partire da qui: sentire chiaramente le parti rigide, rilassarci respirando profondamente, immaginare la posizione perfetta e poi assumerla con una lenta espirazione, come volendoci liberare da tutti i pesi e da tutte le tensioni.
Con ogni probabilità inizialmente avremo ottenuto un risultato molto scarso. Non ci dobbiamo scoraggiare. Diciamo che ci siamo allungati in avanti decisamente poco. Rimaniamo fermi in quella posizione (anche se assunta in modo parziale); continuiamo a immaginare i muscoli che si rilassano e si allungano e gli snodi articolari che si liberano dal “cemento” decennale che li ha resi rigidi.
Ripetizione, pazienza e rilassamento
Questo processo va ripetuto ancora, ancora e ancora, sempre più convinti che la mente governi il corpo e, nel tempo, le membra seguiranno il nostro volere. Una cosa importante da capire, però, è che la parola “volere”, la “volontà” di cui parliamo, non deve essere intesa come una forzatura. Ogni forma di conflitto si riflette sul corpo, irrigidendolo ulteriormente.
Siamo stati educati alla competizione, alla fatica, alla conflittualità; per questa ragione tendiamo ad affrontare tutto in questo modo, anche l’attività fisica.
Lo Yoga non è una normale attività motoria. Non è ginnastica. Bisogna ricordare (o imparare) che questa disciplina produce i suoi benefici effetti quando mente e corpo lavorano assieme (Yoga = unità).
Anche se frequentiamo delle lezioni di Yoga per uno scopo prevalentemente fisico, ad esempio per sentirci meglio o perché ci rilassa, oppure per essere più in forma in senso lato, dobbiamo sempre ricordare che non stiamo facendo della comune ginnastica.
La scienza dello Yoga agisce attraverso parametri che non sono esclusivamente fisici. L’energia (che nello Yoga è detta prana) gioca un ruolo molto importante. Essa “scorre” nel nostro organismo e lo mantiene sano e giovane.
Ogni alterazione energetica e qualsiasi interruzione nel suo flusso può produrre patologie. Lo Yoga insegna a usare la mente e il respiro per dirigere l’energia, anche se questo aspetto è più adatto a chi ha già una certa esperienza.
Le posizioni stesse, ogni singola posizione, sono concepite per guidare autonomamente il flusso energetico. Ciò che il praticante deve imparare a fare è solo non interferire e non impedire questo processo, attraverso tensioni e rigidità. Ecco perché la mente è considerata tanto importante. Ripetizione, pazienza e rilassamento sono alla base del successo.
Governare se stessi
È un gravissimo errore rimanere concentrati sulle difficoltà e su quello che non riusciamo a fare. Dobbiamo invece promuovere sempre l’immagine di una posizione perfetta. La mente deve riempirsi di ciò che vogliamo essere e non dei limiti che abbiamo.
Lo stato di rilassamento psicofisico non va confuso con la “mollezza”. Lo Yoga, anche quello più elementare e praticato solo per il benessere psicofisico, rimane comunque un metodo di autogoverno, consapevolezza e superamento dei propri limiti.
Questi fattori non sono certo ottenibili lasciandosi andare a uno stato di passività.
Il controllo della mente per condizionare il corpo fisico non deve quindi essere inteso in senso passivo. È invece qualcosa di molto attivo e volitivo; un vero atto di governo di sé. Questo atto deve però essere compiuto in collaborazione con il corpo e non in conflitto con esso. Il nostro organismo ha una sua straordinaria intelligenza e la disciplina dello Yoga è strutturata per sfruttarne al massimo le proprietà. Se vuoi approfondire gli aspetti meno conosciuti di questa meravigliosa disciplina leggi il nostro libro “Yoga”.
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