PUNTI IN COMUNE
Il titolo è provocatorio: non stiamo immaginando di praticare un’asana mentre prepariamo il soffritto.
Eppure, pensiamoci, lo yoga e la nutrizione hanno molto in comune.
La cucina infatti dovrebbe essere davvero come una sala di pratica dove la consapevolezza e la presenza guidano l’arte del nutrirsi e di preparare i pasti, soprattutto se stiamo cucinando per gli altri: gli amici, la famiglia o – in caso di cucine professionali – per chi nemmeno conosciamo.
Emblematico su questo tema è il film Burnt,(Il sapore del successo) di John Wells, dove i due chef in competizione portano nelle loro cucine un tripudio di angherie, tensioni e cinismo.
Il film (nonostante Bradley Cooper) mi ha un pochino amareggiata, portandomi a riflettere su quello che invece non dovrebbe mai accadere quando si maneggia il cibo.
Il cibo è una grazia che la cultura occidentale spesso dà per scontata, dimenticandone il valore ma anche l’origine: Il cibo è un dono di Madre Natura che la mano di qualcuno ci procura e la mano di qualcun altro prepara.
CONSAPEVOLEZZA E PREPARAZIONE
Si parla spesso di filiera del cibo ma meno delle implicazioni energetiche di questa filiera.
Il motto ‘dalla Natura alla tavola’ infatti non ci informa soltanto sull’origine degli alimenti, ma ci ricorda anche che quello che c’è nel piatto era parte integrante del nostro Pianeta e che ora è lì, di fronte a noi, generosamente offerto per il nostro sostentamento.
Il momento che precede l’assaggio – come il momento che precede la scelta, l’acquisto e la preparazione degli alimenti – esattamente come il momento che precede la pratica dello yoga, dovrebbe essere di silenzio e centratura, di focalizzazione su ciò che stiamo per fare.
Lo stesso vale per l’attenzione a tutti i gesti coinvolti mentre mangiamo: prendere la forchetta, portare il cibo alla bocca, masticare e assaporare con lentezza osservando i pensieri e le emozioni che ne conseguono. Esattamente come facciamo quando pratichiamo un’asana: ci immergiamo e osserviamo.
Con la stessa consapevolezza con cui osserviamo il calore del pavimento quando siamo sdraiati, osserviamo il calore di una crema di verdure che ci scalda e rilassa o di un frutto fresco che con la sua dolcezza ci porta buonumore, o facciamo attenzione al gusto piccante e inaspettato di un cibo nuovo: quale emozione fa nascere? Quale pensiero?
L’atteggiamento consapevole che abbiamo quando ci sediamo a tavola aiuta anche la digestione. La calma e la presenza consentono una masticazione più corretta e una maggiore salivazione (responsabile della prima scissione dei carboidrati), diminuiscono la probabilità di ingerire aria e rallentano la durata del pasto, calmando la fame nervosa senza andare incontro al tipico gonfiore.
RICONOSCENZA E ACCOGLIENZA
Lo stesso vale per il giudizio nei confronti di ciò che assumiamo.
Pensiamo di nuovo a quando pratichiamo yoga: può certo capitare che distendere una parte del corpo durante una postura per noi particolarmente faticosa, diventi doloroso.
E quindi cosa facciamo?
Respiriamo più profondamente, allentiamo la presa e con dolcezza osserviamo il punto di malessere, cercando di non cadere nella trappola del ‘mi piace/non mi piace’.
Dovremmo farlo anche a tavola. Quando non apprezziamo particolarmente un cibo, soprattutto quando siamo ospiti e qualcuno ha lavorato con passione e generosità nel prepararlo, osserviamone il sapore senza giudicare, ricordiamoci da dove questo alimento arriva, ringraziamo chi l’ha preparato e alla fine accogliamolo con gentilezza e rispetto.
Impariamo a non riempire troppo il piatto, questo sì, in modo che diventi più semplice gestire il nostro rapporto con i sapori e la consistenza di alcuni alimenti che magari non sono di nostro gusto.
Un piatto più vuoto gioverà oltretutto anche alla salute.
Portiamo dunque consapevolezza e gratitudine a tavola, come nello yoga.
E come accendiamo una candela nella Sala di Pratica, facciamolo anche in cucina.
Prepariamo una tavola accogliente, anche se siamo da soli.
E come potrebbe piacerci ascoltare Mozart nella Yoga Shala, proviamo ad accendere una musica gioiosa o rilassante anche in cucina mentre cuciniamo e mangiamo, a seconda del nostro stato d’animo in quel momento.
Gioiamo in egual misura del profumo di incenso da una parte e della fragranza di ciò che proviene dal piatto dall’altra.
Approfittiamo della benedizione di alimentarci tre volte al giorno per praticare altrettante volte l’arte della ricerca della consapevolezza, dell’espansione della coscienza, dell’unità.
Approfittiamone, dunque, per praticare, con gioia e gratitudine, l’arte dello Yoga in cucina.