Incontro per strada un amico africano. Una persona molto differente da me, per la quale provo da tempo un affetto profondo e sincero, disinteressato e forse immotivato; ma, direi, certamente reale.
IO: «Ciao, quanto tempo, che bello rivederti!» e dopo poco gli chiedo: «Quando ci vediamo?»
LUI (con gli occhi sgranati): «Ma… sono qui. Ora!”.
Era vero. Lui c’era, proprio in quel momento. Era li, davanti a me, attento, integro, partecipe in quel momento stesso alla chiacchierata. Io no, io ero già nel futuro, già intenta a costruire incontri, pensare agli impegni, a come gestire l’agenda e a chissà cos’altro di così affannoso, tale da crearmi “un altro momento “.
Così io vivo e così credo viva, consciamente o inconsciamente, la maggior parte delle persone che stanno leggendo queste righe. Mai presenti al momento in sé, ma quasi sempre spostati nel futuro; o, peggio ancora, nel passato.
«Ma sono qui, ora!», è una frase che mi riporta al reale. Al “qui e ora” che si legge nei libri, ma che spesso è pensato, o forse recepito mentalmente, senza riuscire davvero a penetrare ciò che si ha davanti agli occhi, ma che non si vede davvero, preoccupati per un altro momento. Un momento che verrà dopo. Più avanti. Non… ora. Forse mai.
Mi accorgo oggi che non ho ancora questa capacità di stare davvero nel presente. Nonostante molti anni di pratica di yoga, meditazione e attenzione su tecniche varie, sul respiro, sul corpo, su simboli antichi e profondi, questa capacità di essere qui e ora mi sfugge ancora, proprio nella vita quotidiana.
Soprattutto davanti a ciò che si desidera, scatta naturale immaginare il futuro, crearsi un’altra possibilità. Sognare di vivere o rivivere qualcosa. Costruire mentalmente quel momento successivo e magari rincorrerlo. Ma questa, non è la realtà. Non è mai così.
L’esperienza mi ha spesso insegnato che puoi cercare tutta la vita, puoi inseguire molte cose, con gioia o con fatica, ma poi tutto cambia nuovamente e niente è così stabile e sicuro come pensavi o immaginavi nel tuo mondo ideale.
E allora perché non iniziare esattamente dal singolo momento presente? Cominciare ad apprezzarlo, in modo sempre più consapevole, senza rotolartici in una specie di apatia dannosa, ma con volontà e interesse verso ciò che si sperimenta in quel preciso attimo. Noi occidentali siamo davvero mancanti in questo; tanto, da rovinarci da soli la vita.
Spesso, davanti a una persona, una cosa o una possibilità, non la cogliamo interamente. Pensiamo già al passo successivo, al momento in cui, forse, qualcosa che ci piace si ripeterà; attaccati a ciò che si chiama desiderio, bisogno, proiezione, costruzione di successi, schemi.
Sono solo immagini. Immaginazione. Tutto questo ci priva di ciò che già esiste, che non vediamo e quindi non riusciamo nemmeno ad apprezzare. Sempre proiettati in avanti; a cogliere, ad afferrare, a rincorrere ciò che non c è e che, forse, ci sarà domani. Una corsa costante che spesso si rileva vacua e stancante.
Ovviamente è importante dirigere la propria vita verso ideali, impegni, costruzione di carriere, sogni, successi personali e di gruppo. Sicuramente ha un senso pianificare e fa parte del nostro modo occidentale di vivere e pensare. Questo è anche ciò che permette l’evoluzione delle cose, perché non possiamo stare tutto il giorno senza guardare avanti, senza creare, senza costruire, in noi stessi e al di fuori.
Ma… riuscire a trovare e poter vivere in un istante il tutto, il pieno… è qualcosa che ritengo magico. Una conquista incommensurabile.
Grande insegnamento quello di stamane. Poter dire con naturalezza: «Sono qui, eccomi, ora». Viviamoci proprio questo momento. Non un altro… domani o chissà quando. In una visione assoluta del presente, attimo per attimo. Forse questa è la chiave della Felicità.
Siamo in un’epoca profondamente “individualista”. L’individuo è al centro di tutto. I social media sono il suo palcoscenico; il mercato si struttura e si muove sui problemi /bisogni/desideri di un individuo che spesso gira attorno a sé stesso, frullato da ogni accadimento e… convinto di Essere. Di decidere. Di sapere.
Il presente. Impugniamo questa “cosa” misteriosa. Facciamola davvero nostra. Se gira tutto intorno a noi, stabiliamo bene il nostro perno. Chi siamo? Come possiamo essere? E poi, in una visione più allargata, pensiamo anche a chi sta attorno a noi. Chi sono gli altri? Per cosa vivono? Per cosa agiscono? Come posso essere utile? Più utile? Migliore?
Lavoriamo ogni singolo momento per scoprire ciò che spesso è velato. Ci sono scuole, libri, migliaia di link disponibili per fare questo tipo di Viaggio in sé stessi. Basta alzare gli occhi, liberarci dalle Bende che ci accorgiamo di avere e… iniziare.
Dirigiamoci consapevolmente verso ciò che ci può portare molto più lontano. In un mondo interno più pieno, più stabile. Meno conflittuale, più vissuto. E così, a quella semplice domanda sul futuro: «Quando ci vediamo?», anche noi, con maturità, potremmo rispondere:
Sono qui. Ora.
Con tutto me stesso.