Una giornata disastrosa

Ci sono dei giorni in cui capita che vada tutto storto.

Ma non per modo di dire, seriamente, ogni cosa. Vi chiedete se qualcuno ha fatto una maledizione su di voi o se avete qualcosa che non va. 
Dal momento in cui mettete il piede giù dal letto, ogni cosa sembra concatenarsi alla precedente. Problemi, errori a cui porre rimedio… vi sembra di rincorrere continuamente qualcosa per rimetterlo a posto, usando un sacco di tempo ed energie.

Come uscirne? Cosa fare? C’è un modo?

Io penso di sì, penso che siano quei momenti in cui bisogna affrontare la vita di petto e ribaltarla. Ci sono anche esercizi che permettono di svegliarci in un equilibrio psicofisico ottimale per affrontare al meglio la giornata. Una volta che si è dentro a quel vortice e si è “sotto attacco”, o si scappa o si affronta, esattamente come in un duello.
Il segreto sta anche nella velocità, se qualcosa è stonato e fuori tempo, bisogna rientrare in un ritmo, essere veloci e non perdere tempo.

Quando ci sono giornate così me ne accorgo subito; anche fisicamente avverto qualcosa, per esempio un leggero mal di testa, o una sensazione di disagio e percepisco l’aria come fosse elettrica. Come prima cosa cerco di osservare la mia condizione; solitamente succede in momenti in cui il mio emotivo è più instabile e mi sento più “esposta” e debole.

Allora mi chiedo o osservo cosa mi ha portato in quello stato, cosa è successo la sera prima, cosa ho fatto, chi ho incontrato, come mi sono nutrita, come ho dormito.
Dopodiché mantengo la calma, cerco di trovare un centro attraverso il respiro, se anche ho poche energie, cerco di radunarle tutte in un unico punto, per esempio in una parte del corpo, al centro del torace, o della fronte. Evito di farmi coinvolgere dai fatti rimanendo l’osservatore di ciò che succede e cerco di essere molto, molto pragmatica.

È un attimo andare nel pallone.
È necessario trovare soluzioni subito, senza disperarsi e senza tragedie.

Rimandando si rischia che la montagna di cose diventi sempre più pesante. Allora, quando si rimandano per anni piccoli meccanismi negativi, con tutta la buona volontà, da soli non si riuscirà a uscirne ma sarà necessario un aiuto esterno e anche stavolta serve forza per chiederlo, per riconoscerlo e trarne vantaggio.

Per esempio, stamattina ho avuto casini con la banca, ci sono dovuta tornare tre volte, nel frattempo mi hanno chiamata per un lavoro, nell’organizzare quel lavoro ci sono stati dei problemi che sono ricaduti su di me nonostante io non avessi parte in causa. Le persone generalmente sono molto tese, è un attimo che scattino meccanismi di attacco solo perché non ci si ferma a pensare.

Nel pomeriggio ho perso la carta di credito in un supermercato, me ne sono accorta mentre ero in un ufficio a firmare dei documenti e la mia mente non era più li; stava pensando alla carta di credito e al timore che qualcuno la potesse usare.
A ogni tassello che si aggiungeva, mi rendevo conto che diventavo sempre più disattenta, anche nei piccoli gesti, come nel riporre le chiavi in tasca, nel ricordarmi le cose, nella guida in macchina, e così via.

Mi accorgevo di essere sempre più tesa, con la consapevolezza di dover essere sempre più attenta a tutto, per non peggiorare.

Passo da casa un attimo, accendo la scopa elettrica 5 secondi stando attenta all’orario di condominio, la vicina comincia letteralmente a sbraitare e lamentarsi del rumore augurandomi di andarmene. La lascio sfogare e nel frattempo cerco di concludere il blocco della carta e altre cose, ma continuano ad arrivare comunicazioni di problemi da risolvere nell’immediato.

Ok, capisco che non può continuare così! Mi fermo, sto calma, risolvo il risolvibile pensando una cosa alla volta senza farmi risucchiare. Niente di così grave in fondo, non sono in guerra. Faccio ordine tra i pensieri, raddrizzo la schiena e agisco.
Scendo, vado a suonare alla vicina cercando di ragionare con fermezza e amorevolezza. Non sono sulla difensiva, non ho fatto nulla di male. Non è giusto mollare o nascondersi se non si sta facendo nulla di male.
Non è giusto subire errori non nostri e se anche ne abbiamo fatti è corretto prendersi le responsabilità e agire, senza paura.

Se per una serie di motivazioni diventiamo momentanee calamite di stranezze, può succedere anche il contrario. Ci sono onde da seguire e altre da lasciar andare. Come possiamo attirare negatività, possiamo attirare anche positività. Ci sono giorni in cui le persone si muovono ad onde, influenzandosi a vicenda. 
Non esiste solo l’influenza prodotta da batteri. Dobbiamo diventare antibiotici in grado di ribaltare la nostra giornata e quella degli altri.

Quante volte succede il contrario, a un sorriso dato riceviamo una parola gentile. Se entriamo in questa onda, ogni gesto influenza quello successivo e chi incontriamo. Anche in questo caso la situazione si può ribaltare da un momento all’altro, con molto meno sforzo che nel primo caso.

In quella giornata potevo scegliere di fare finta di niente, evitare la vicina o non salutarla, etichettandola come “stronza” o “isterica”. Così come potevo scegliere di rimandare problemi o demandare responsabilità. Potevo scegliere di chiamare qualcuno e sfogarmi per la giornata, ma non avevo tempo da perdere.
Io ero l’osservatore e l’amico di me stessa che mi consigliava cosa fare.  Questa per me è indipendenza.  Non penso che l’indipendenza sia vivere da sola o avere una entrata economica.

La mattina dopo la vicina sembrava un’altra persona nei miei riguardi, amichevole e disponibile. La mia condizione e il mio tono di voce l’avevano in un qualche modo rassicurata, malgrado il punto di partenza propenso allo scontro.

Siamo vasi comunicanti, siamo collegati, dobbiamo avere il coraggio di togliere quelle barriere invisibili che ci fanno diventare animali impauriti, pronti ad abbaiare per difenderci.

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