Pensieri

Il cielo è blu sopra le nuvole

Io che volo tanto lo so molto bene! A volte le nuvole sono in ordine sparso, a volte arrivano a banchi più o meno fitti, a volte formano uno strato spesso e apparentemente impenetrabile così uniforme da disegnare la linea dell’orizzonte; sembrano quasi un manto di neve o un lenzuolo steso orizzontalmente a occultare in modo netto e discreto tutto ciò che sta avvenendo sulla terra!

Appena sopra tutto questo fino a grande distanza in altitudine, il cielo è più terso che mai a varie gradazioni di bianco, di azzurro e di blu! Immoto e silente nella sua perfezione. Una immensa vastità senza confini e senza limiti né all’occhio, né alla percezione, né al volo.
In questo spazio tutto si risolve e tutto diventa luce! I miei occhi fisici ne hanno avuto molte volte testimonianza diretta.

La mia mente e il mio cuore si ricordino quando le nuvole dovessero comparire o addensarsi nel mio cielo interiore che esiste sempre uno spazio più in alto nella coscienza pronto ad accogliermi e a nutrirmi di bellezza, di serenità e di pace chiedendo in cambio solo la mia attenzione e che io voli abbastanza in alto per raggiungerlo!

Prima del coraggio

Il coraggio è un’emozione, una qualità di cui ci si deve munire quando si vuole o si deve superare o “affrontare” un’esperienza che ci mette paura o comunque in difficoltà. È questa percezione di “difficoltà” o d’incapacità a rendere necessario il “coraggio”. Avendo focalizzato un punto debole, ci si prepara per andare oltre.

Se non percepissimo un pericolo, un timore o un senso di sfiducia nelle nostre capacità, o nella vita in generale, non avremmo bisogno di sentirci coraggiosi per superarlo.

Il fatto è che quando si pensa di aver bisogno di coraggio, il focus in verità è sul problema e per quanto ci si sforzi, il livello di percezione del coraggio è già comunque minato dalla percezione del problema che gli sottende.
È l’azione di queste due forze contrarie che determina la difficoltà a procedere. Se ci fosse solo paura saremmo paralizzati, il coraggio senza un ostacolo non avrebbe ragione di esistere, la presenza di entrambi è un ottimo esempio di espressione della dualità di questo mondo materiale.

E come tutte le interazioni che reggono questo mondo, occorre individuare la terza forza per passare oltre, la condizione unificante che porti alla risoluzione del problema, affinché l’azione costruttiva ovvero il processo creativo possa continuare.
In questo caso la terza forza è la fede, la fiducia in se stessi e nella vita, la proiezione di scenari positivi e rassicuranti in luogo di quelli cupi ed emozionalmente penalizzanti.

Modificando il focus e il modo di guardare agli eventi è possibile abbreviare e rendere più fluido tutto il percorso di vita.
La fiducia in se stessi e nelle forze della vita e dell’Universo costituisce la via maestra per la risoluzione dei conflitti interiori e l’attuazione di azioni costruttive ed efficaci in tutti i campi di espressione e ai fini della realizzazione di qualsiasi progetto.
Il due si risolve nell’uno, cioè nell’azione.

Vibrazione prima che diventi pensiero

C’è una qualità, una vibrazione latente, un’energia emotiva a monte di ogni manifestazione di pensiero, immagine, parola o azione. Questa qualità può avere varie sfumature: può essere rilassata, luminosa, disponibile, di apertura, morbida, attenta e positiva, vale a dire vibrare a diversi livelli di amorevolezza, oppure può essere nervosa, tesa, insofferente, critica, infastidita, attenta a cercare le mancanze o difficoltà, in somma di predisposizione negativa.

Occorre fare molta attenzione, poiché questa qualità determina le nostre reazioni agli accadimenti. Può essere molto utile scegliere a priori come ci vogliamo settare, onde evitare che ci sfugga poi qualche pensiero, parola o azione che potrebbero provocare effetti negativi, negli altri o all’interno di noi stessi.

Questo ai fini di dirigere la nostra vita per scelta e non subire i meccanismi o gli scatti dell’ego, che essendo stati utilizzati per molto tempo, tendono a riprodursi automaticamente.

Chiamerei questa qualità “presenza” o “attenzione”, e la percepisco molto simile a quell’attimo di latenza che si crea prima di un’espressione verbale, che prenderà forma in una lingua piuttosto che in un’altra.

È la vibrazione che sta dietro a un concetto, o l’essenza che vi sottende e che, potenzialmente potrebbe venire espressa in varie maniere, o non espressa, scegliendo a seconda delle necessità o condizioni. Insomma una forma di attenzione e nel contempo di percezione, uno stato di equilibrio interno tra attesa e azione, che è utile praticare come indagine di se stessi.

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